KIZILDERE È LA VIA PER LA RIVOLUZIONE E NON C’È UN PUNTO DI RITORNO!

PARTITO DI LIBERAZIONE DEL POPOLO RIVOLUZIONARIO
Bolltettino No.51 30 marzo 2018

KIZILDERE È LA VIA PER LA RIVOLUZIONE E NON C’È UN PUNTO DI RITORNO!
COLORO CHE NON SI ARRENDONO NON POSSONO ESSERE SCONFITTI!

L’imperialismo vuole lasciare il popolo turco e il mondo intero disarmato, senza speranza e senza ideologia! Non lasceremo sperimentare questa vittoria all’Imperialismo!

LA VITTORIA SARA’ DEI POPOLI DEL MONDO CHE RESISTONO E CHE COMBATTONO!

PERCHÈ NOI SIAMO LÌ!

Popolo di Turchia e del mondo

Rifiutiamo la pace con l’imperialismo e il fascismo e la resa delle armi

Perché la pace e la resa delle armi significa ARRENDERSI

Annunciamo al nostro popolo e ai popoli del mondo che:

Tutte le politiche chiamate “processi di pace” sono RIFIUTATI e CAPITOLATI

Respingiamo la pacificazione e il disarmo con gli sfruttatori e i tiranni!

Popolo!

Tutte le “paci” nel XX e nel XXI secolo hanno portato questo:

TUTTO IL SANGUE CHE SCORREVA NELLA GUERRIGLIA E NELLA LOTTA ARMATA NON ERA UNA CAUSA, ERA UN RISULTATO!

Ovunque sono state abbandonate le armi, il sangue NON HA SMESSO DI SCORRERE!

RIMUOVENDO IL RISULTATO NON È STATA RIMOSSA LA CAUSA!

La strada da seguire è ovvia:

C’è solo un modo per fermare lo scorrere del sangue del popolo e fermare le lacrime delle madri:

ABBATTERE I GOVERNI DEI TIRANNI CON LA RIVOLUZIONE E DARE IL POTERE AL POPOLO!

La rivoluzione è l’unica strada perseguibile, la rivoluzione è la strada indicata dal nostro Partito

La strada della liberazione del popolo turco è tracciata dal Fronte del popolo, la strada è stata mostrata da Mahir e dai suoi seguaci usando il loro sangue. Chiamiamo il popolo della Turchia a unirsi alla lotta sotto la leadership del nostro Partito.

1972: Eravamo a Kizildere. Abbiamo detto: “Non siamo qui per ritirarci ma per morire…”
Siamo morti. Abbiamo scritto il manifesto della rivoluzione.

1978: Abbiamo issato una bandiera in opposizione alla negoziazione e alla liquidazione e abbiamo detto: “La nostra strada è quella di Cayan” e abbiamo combattuto.

1984: Abbiamo detto: “Non ci arrenderemo” e siamo diventati luce nelle tenebre.

1992: Abbiamo detto: “La nostra bandiera sventolerà in tutta la nazione” e così è successo.

1994: Abbiamo detto che è giunta l’ora. È ora il tempo per il Partito e per il Fronte, che sarà alla guida del popolo della Turchia verso la strada della liberazione.

1990-2000: Quando sono state accerchiate le nostre basi, abbiamo detto: “Quando ci vedrete arrenderci?” Sorridavamo mentre eravamo circondati. Abbiamo fatto diventare storia, tradizione e leggenda il nostro presente.

2000-2007: L’imperialismo ha detto: “Cambiate il vostro comportamente o morirete”, e come a Kizildere siamo morti ma non ci siamo arresi. Siamo morti 122 volte, abbiamo avuto l’onore di dare la vita per la rivoluzione, il socialismo e il Marxismo-Leninismo.

2017: In un mondo in cui gettare le armi, arrendersi e dissolversi sono diventati lo status quo dominante, abbiamo chiesto: “Cosa possono fare tre guerriglieri disarmati?” Eravamo circondati da armi da fuoco. Ogni proiettile che abbiamo sparato ha colpito l’imperialismo, la resa e la soppressione.

2018: Di fronte alle politiche del nemico che mirano a distruggerci fino alle ossa, i Bilgehan e i Leylas hanno scritto la storia con proiettili e razzi: “Guerra fino alla liberazione!”

1 – L’IMPERIALISMO VUOLE FAR ARRENDERE LE MENTI
Il ‘900 fu il secolo che vide il più grande cambiamento nel mondo: economico, politico, sociale, culturale, militare, ideologico e scientifico. Durante questo secolo, il sistema socialista, ha aperto la strada verso sviluppi economici, politici, sociali e scientifici guadagnando dinamismo in tutto il mondo, e c’erano movimenti di leberazione nazionale e sociale.

Un mondo senza il socialismo e senza movimenti di liberazione nazionale e sociale sarebbe come una stella che si sta estinguendo. Questo sarebbe il vero giorno del giudizio.

L’imperialismo negli anni ‘90 e dopo il 2000 si è assicurato la superiorità politica e militare con complotti nei paesi socialisti, scatenando controrivoluzioni, facendo arrendere un numero significativo di movimenti di liberazione nazionale e sociale. Ma questo non è stato sufficiente per l’imperialismo. Durante questi anni ha attuato la sua politica di base: quella di formare le menti alla resa.

Se non si valuta correttamente la politica dell’imperialismo, non è possibile, in pratica, valutare correttamente qualsiasi cosa. Né le occupazioni imperialiste, che non riguardavano solo il petrolio, né il massacro del 19 dicembre 2000, che non riguardava semplicemente l’imposizione di un particolare modello carcerario.

L’obiettivo fondamentale dell’imperialismo negli ultimi 30 anni è quello di fare in modo che tra i popoli non ci sia resistenza all’imperialismo, non si combatte, e si crea la mentalità che la rivoluzione non è possibile.

Questo era lo scopo del massacro del 19 dicembre.

Questo era lo scopo dell’embargo contro l’Iraq, che si è evidenziato con la morte di 500.000 bambini.

Questo era lo scopo dell’occupazione dell’Iraq.

Questo era l’obiettivo che stava alla base dello smantellamento dei Balcani.

Questo era l’obiettivo del BOMBARDAMENTO NATO in Libia in modo che nessuna pietra rimanesse sopra un’altra.

Questo era lo scopo dell’impiccagione di Saddam e del linciaggio di Gheddafi.

Questo era l’obiettivo delle “liste del terrorismo”.

Con tutte queste politiche, l’imperialismo vuole rendere IMPOSSIBILE la resistenza.

Nel mondo d’oggi, nessuno DEVE ESSERE IN GRADO DI RIMANERE IN PIEDI CONTRO LA PRESSIONE IMPERIALISTA.

Coloro che lo faranno saranno costretti a pagare un prezzo…

Influenzando le menti, vogliono provocare la resa di tutte le forze, dei paesi, delle organizzazioni e degli individui che si oppongono all’imperialismo.

Con queste politiche, l’imperialismo ha moltissimi paesi e organizzazioni da far arrendere. “Non diciamo nulla degli Stati Uniti in Kurdistan che creano stabilità per se stessi nella regione. Possono creare ordine solo secondo i propri interessi”. (Ozgur Politika, 20 giugno 1999) Lo ha detto il PKK e persone come Cemil Bayik. Diversi capi del movimento di guerriglia indossavano camicie bianche e stringevano la mano agli assassini.

Ma l’imperialismo non ha potuto ottenere un successo definitivo con questa politica.

Perché se c’è una sola forza nel mondo, un solo movimento politico che non accetta questa pressione, l’imperialismo non ha ottenuto la vittoria finale. E a quel punto, a testa alta, possiamo dire davanti ai popoli: NOI SIAMO QUI!

2 – NOI SIAMO QUI!
Di fronte a tutti gli attacchi dell’imperialismo, militare, politico, psicologico e ideologico, a costo di essere soli, non ci siamo discostati dal Marxismo-Leninismo, non abbiamo rinunciato alle nostre pretese rivoluzionarie e alla nostra fede nel socialismo.

Se non lo affrontiamo da soli nel mondo, non è possibile portare i popoli alla rivoluzione e raggiungere il socialismo.

Nel mondo di oggi, se non si difende il Marxismo-Leninismo e non si affronta l’annientamento fisico, non è possibile creare una patria indipendente e stabilire il potere del popolo rivoluzionario.

Abbiamo questa forza di volontà, questa chiarezza ideologica. E diciamo con questa forza e fiducia che:

NOI SIAMO QUI, ad opporci al “Nuovo Ordine Mondiale” dell’Imperialismo che in verità non contiene nulla di nuovo.

NOI SIAMO QUI, per opporci alle ingiustizie che significa che tre monopoli capitalistici possiedono un reddito superiore dell’intero continente africano.

NOI SIAMO QUI, contro politiche che cercano di far sì che i popoli del mondo si arrendano alla fame, alla disoccupazione, agli stupefacenti, alla prostituzione e al gioco d’azzardo.

NOI SIAMO QUI, contro l’OCCUPAZIONE IMPERIALISTA che ha massacrato milioni di persone in Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, il tutto senza nessun pretesto giusto o legittimo.

NOI SIAMO QUI, contro le politiche imperialiste che cercano di imprigionare i popoli all’interno del sistema attraverso il parlamentarismo, il che significa tradimento dei popoli a favore della collaborazione con gli USA e l’UE.

NOI SIAMO QUI, con la bandiera del Marxismo-Leninismo contro chi dice “l’età delle rivoluzioni è finita, il socialismo è morto”.

NOI SIAMO QUI, contro alcuni che ingannano i popoli del mondo con il “gioco della democrazia” mentre altri cercano di intimidire i popoli del mondo con la NATO, l’ONU, l’UE e tutte le istituzioni imperialiste internazionali.

NOI SIAMO QUI, continuando a dire che l’unica via di liberazione dei popoli è la lotta armata, che paga con coraggio e determinazione e che mira al raggiungimento del potere.

Come Partito e Fronte della Liberazione del Popolo Rivoluzionario, per 24 anni abbiamo combattuto contro l’imperialismo e l’oligarchia.

Dal punto di vista della battaglia ideologica, è necessario esporre i contenuti delle politiche di “pace” che ingannano il popolo e sono promosse da tutte quelle forze di sinistra che fanno parte dell’imperialismo e del suo sistema.

Le menti di tutti i combattenti di liberazione nazionale e sociale del popolo e del mondo, devono essere liberate da questi ingannatori.

La nostra dichiarazione sull’anniversario della fondazione del nostro partito ha sollevato l’argomento per questo motivo.

3 – L’ESIGENZA DI PACE, LEGITTIMA DAL PUNTO DI VISTA DEI POPOLI, È LA RESA DAL PUNTO DI VISTA DEI MOVIMENTI POLITICI

UNO: La richiesta di pace è una richiesta legittima dal punto di vista dei popoli. La fondatezza e la legittimità della richiesta di pace dei popoli deriva da migliaia di anni di dolore e di lacrime.

Il dovere di una leadership politica rivoluzionaria non è quello di sminuire o ignorare la richiesta del popolo, ma di indicare la via per porre fine al flusso di sangue e di lacrime. Per questo motivo, è una richiesta storica e di classe voler porre fine a tutto il dolore del popolo curdo, dei popoli dell’America Latina e di tutti i popoli del mondo.

Questo è ciò che differenzia la domanda di pace del popolo da quella dei piccoli borghesi che issano la bandiera della pace e non si sono sacrificati in guerra. I popoli hanno saputo morire a decine di migliaia, centinaia di migliaia, milioni, per amore della pace e per la liberazione nazionale e di classe. Nella guerra di liberazione dell’Anatolia, i popoli dell’Anatolia, e nella Prima Guerra Imperialista i popoli sovietici, da un lato, hanno chiesto la pace, dall’altro hanno combattuto e sono morti.

Nel mondo di oggi non c’è nulla che possa portare libertà, indipendenza, giustizia, uguaglianza e prosperità ai popoli, i Rivoluzionari e i patrioti hanno il dovere di spiegarlo al nostro popolo.

DUE: In un periodo in cui l’imperialismo ha occupato paesi per diffondere la sua sovranità in tutto il mondo, ha compiuto massacri paese dopo paese, dove la gente ha resistito e combattuto, ha legalizzato l’imposizione di taglie sulla testa dei popoli per mezzo di liste terroriste, e ha sollevato l’ingiustizia economica a livelli inaspettati nella storia umana, perché ogni movimento politico per difendere la “pace” e piegarsi all’imperialismo è la negazione della legalità e della legittimità dei popoli.

4 – CHI SFRUTTA I POPOLI NON PUÒ IMPEDIRE AL SANGUE DI SCORRERE!
La richiesta di “fermare il flusso di sangue o le lacrime delle madri” è una richiesta astratta. In particolare devono essere poste queste due domande:

  • Chi sta causando lo spargimento di sangue?
  • Chi causa le lacrime delle madri?

Il sangue dei popoli scorre da migliaia di anni. La causa dello spargimento di sangue dei popoli è la repressione e la tirannia delle classi sfruttatrici.

Non possono sfruttare senza spargimento di sangue e non possono governare senza spargimento di sangue.

Guardare i paesi imperialisti europei e obiettare: “Guardate, sono anche sfruttatori, ma non uccidono i loro popoli” è ricordare la realtà dell’imperialismo. Anche loro versano sangue. Hanno versato sangue più e più volte in modo esponenziale in qualsiasi paese neocoloniale e sono in grado di versarne di più. Non nei loro Paesi, ma in quelli neocoloniali. Ma dagli esempi sappiamo che se l’imperialismo lo ritiene opportuno per continuare il proprio sfruttamento, non esiterà a massacrare anche il proprio popolo.

In questo caso la richiesta di “fermare il sangue” è un rifiuto della lotta di classe. L’unico modo per i popoli di fermare il sangue è RIMUOVERE I GOVERNANTI CHE LO FANNO SCORRERE. Questa è la rivoluzione.

5 – OGNI ACCORDO DI PACE È UNA RESA ALLA VOLONTÀ DEL NEMICO
La guerra è uno scontro di volontà. Coloro che entrano in conciliazione, coloro che si arrendono, che si sfaldano, hanno ceduto la loro volontà al nemico. La mancanza di volontà è la morte politica.

I Marxisti-Leninisti preferiscono combattere.

Le nostre armi rappresentano la nostra forza di volontà.

Le nostre armi proteggono e rafforzano la nostra forza di volontà.

L’esercito guerrigliero, che combatte per il potere rivoluzionario del popolo, è la forza di volontà armata del popolo.

La guerriglia è quella del popolo contro l’imperialismo e il fascismo. Non può esserci una guerra senza i guerriglieri. Non c’è una guerriglia disarmata.

I guerriglieri sono i difensori della storia del popolo e i costruttori del futuro del popolo. Non rinunceremo ai guerriglieri e non rinunceremo alle armi. Un’arma non è un mucchio di ferro.

Un’arma è un occhio che distrugge il cervello del nemico, una determinazione spietata verso il cuore del nemico. Tutto è un’arma, fornita dalla vita e dalla natura e accessibile alla gente. Questa è la più grande delle armi, lascia la più potente delle armi indifese. Lo abbiamo imparato dalla nostra storia. Questa è la nostra conoscenza antimperialista, antifascista.

Il disarmo unilaterale da parte dei guerriglieri, i cessate il fuoco unilaterale sono, da un punto di vista storico, politico e militare, LA RESA DA UNA PARTE ALL’ALTRA. SONO LA RINUNCIA ALLA GUERRA.

In nessun processo di pace o di conciliazione ci sono veramente “parti” e un “tavolo”. Il “tavolo” è apparenza. Una parte fa piegare l’altra alla sua volontà. Tutti questi processi sono caratterizzati dal fatto che una parte fa sì che l’altra conceda la sua volontà.

Il documento sulla mancanza di volontà; da 57 a 56: Il corso dei negoziati delle FARC con il governo della Colombia lo dimostra molto chiaramente.

Il governo della Colombia con le FARC ha preparato e concordato un piano di 57 paragrafi “a tavolino”. Entrambe le parti hanno firmato l’accordo.

Ma il governo della Colombia, con il pretesto che un referendum lo aveva respinto, ha cambiato l’accordo da 57 a 56 (cioè, un paragrafo è stato omesso) e posto di fronte alle FARC.

Le FARC, che hanno abbandonato le armi e accettato il volere dell’opposizione, non sono state capaci di fare niente.

Il piano preparato dall’oligarchia colombiana è stato accettato senza nessuna obiezione. Ora, possiamo chiamarlo un “accordo” questo?

Non c’è nessun “accordo” nei processi di pace. La sola realtà è la resa. Portare i popoli ad accettare la resa, è inscenare uno spettacolo teatrale di “accordi”, “tavoli” e “negoziazioni”.

Lo stato della Colombia ha uccisio circa 500 membri e sostenitori delle FARC durante le “negoziazioni di pace”, e a discapito di ciò, le FARC sono state incapaci di mostrare la loro volontà rifiutando i “negoziati”. Perché, come abbiamo detto, sedendo al tavolo, SI MOSTRA LA COMPLETA MANCANZA DI VOLONTÀ.

L’esempio di mancanza di volontà in El Salvador: La Guerra per la Liberazione del Popolo in El Salvador – nel gennaio del 1992, sotto la supervisione UN, è finita la guerra con gli “accordi di pace” a Mexico City, siglata da FMLN e il governo di El Salvador. In El Salvador sono morte 75.000 persone durante la guerra civile.

Nell’ “accordo”, tra i punti ratificati più importanti, vi sono questi tre:

• La polizia nazionale, la guardia nazionale e la polizia del Tesoro sono state sciolte;
• L’esercito sarebbe stato ricostituito in linea con l’autorità civile e la legge;
• Una commissione di giustizia sarebbe stat autorizzata a determinare i colpevoli e a sottoporli a un tribunale.

I primi due paragrafi non sono stati attuati. Ciononostante, la commissione di giustizia è stata istituita. La commissione ha pubblicato il suo rapporto il 15 marzo 1993. Nei documenti relativi a 22.000 persone uccise, scomparse o torturate, furono determinati i nomi dei colpevoli.

Dunque cos’è successo dopo?

Il rapporto è stato redatto il 15 marzo del 1993.

Il 20 marzo 1993, solo cinque giorni dopo che era stato redatto il rapporto, il governo ha legiferato un’ “amnestia generale incondizionata a tutti gli assassini, i torturatori e alle persone rea di aver fatto scomparire altre persone.” Il goeverno ha detto: “Quale pace!?”

E la FMLN, disarmata, sdentata, con gli artigli tagliati e senza volontà, non poteva più dire una parola contro questi sviluppi.

Nel corso di due anni, dopo la “pace”, 36 membri del FMLN sono stati uccisi dalla contro-guerriglia. Non c’è stata nessuna rivendicazione da parte del FMLN, non aveva armi per avanzare pretese di giustizia. Le loro menti non contenevano neppure un tale pensiero. Dopo ogni omicidio segnalavano la loro “indiganzione”.

6 – LA GUERRIGLIA NON È LA RAGIONE PER CUI IL SANGUE SCORRE, MA IL RISULTATO. SE ABBANDONANO LE ARMI, IL SANGUE DEL POPOLO CONTINUA AD ESSERE VERSATO.
Interrompere la guerriglia (con un cessate il fuoco o la pace) non rimuove né risultati né cause. COME LA CAUSA RIMANE, il sangue continua a scorrere in modi diversi. Quando la guerriglia si è conclusa con la “pace”, cioè la resa, questo è stato il risultato in ogni paese.

  • Nel “periodo di pace” in El Salvador, il numero di persone uccise lascia di fatto dietro di sé il numero di morti nel periodo più violento della guerra civile, 1981-84. Un cittadino salvadoregno dice quanto segue: “La situazione è peggiore di prima… Prima, se non ti occupavi di politica non saresti stato ucciso, ora puoi anche essere ucciso in casa tua”. Le indagini rivelano che molti degli omicidi avvengono in casa o per strada e quelli che vengono uccisi sono tra le vittime più giovani del mondo. (Università Centroamericana, 1997 Rapporto El Salvador)
  • Nel 2016, ci sono stati 15 omicidi al giorno.
  • Il Sudafrica è uno dei principali esempi in cui la “pace” non ha impedito al sangue di scorrere.

Uno dei periodi più “sanguinosi” della storia sudafricana ha avuto luogo dopo che il leader della ANC Nelson Mandela ha lasciato la prigione nel 1991 come parte del “processo di pace” e la vittoria elettorale della ANC nel 1994.

In questo periodo decine di quadri dirigenti dell’ANC sono stati uccisi per strada e il terrore dello stato fascista ha ucciso circa 20.000 persone. L’ANC non poteva dire: “continua la guerra”.

La “pace”, dopo che l’ANC, è entrata al governo è abbastanza impressionante: il numero di omicidi da quando l’ANC è al governo è maggiore di prima.

Solo nel 1995 ci sono stati 220.990 attacchi al diritto comune , con 26.637 morti. Questo numero è più alto delle “morti politiche” nei 10 anni tra il 1984 e il 1994. Nello stesso anno, con la “pace”, ci sono stati 47.506 stupri e 120.952 furti. Così, nelle condizioni di pace del 1995, 52 persone sono state uccise ogni giorno e ogni 30 minuti c’è stato uno stupro in Sudafrica.

Questa è la pace!

La causa di queste morti è lo sviluppo della criminalità organizzata, il suo insediamento nello Stato, l’impoverimento e la corruzione.

La lotta armata di liberazione del popolo era una barricata a questo tipo di crimini.

Queste cifre del processo di pace lo dimostrano.

Un altro dato dal Sudafrica: “Dopo la ‘pace’, l’aspettativa di vita si è contratta di 12 anni”. (L’Africa di Mandela: povertà, fame e massacri).

Un’altra nazione in “pace”: l’Irlanda del Nord.

Durante la guerra civile nell’Irlanda del Nord, sono state uccise 3.600 persone in totale. Nel 1998 l’IRA ha cessato la lotta armata.

Dal 1998 al 2014 un totale di 3.859 persone si sono suicidate. Con il “processo di pace” il tasso di suicidio è raddoppiato.

Questa è una coincidenza? Certamente no.

La mancanza di speranza, la perdita di ideali, la povertà e il senso di impotenza causano questa depressione.

L’esempio del Guatemala: Dopo la pace è stato riportato questo: “Sì, durante la guerra c’erano morti, ma ora ce ne sono di più… E questa violenza è più grande di prima. Molto di più in tutto il paese… Si può far allontanare qualcuno per 30-40 quanti (intesa come unità di misura, ndt)… Il governo va di pari passo con la mafia… Gran parte dello Stato è coinvolto nel traffico di stupefacenti… Il traffico di droga è la ragione di tutta questa violenza… (Guerrilla Peace, pagg. 117-118)

La mafia e le bande fasciste agiscono liberamente, la povertà mette in ginocchio il popolo e il popolo muore e non c’è forza che agisca contro di essa.

  • Nell’esempio della Colombia le cifre dicono lo stesso:

Nell’anno in cui le FARC hanno rinunciato alle armi, prima che fossero passati molti mesi, bande di narcotrafficanti, altri gruppi mafiosi e contro-rivoluzionari hanno cominciato a seminare terrore tra la gente. Nel Paese il numero delle confische popolari è aumentato di cinque volte nel periodo 2007-2015. Nel periodo 2014-2015, le esecuzioni delle persone coinvolte nella lotta democratica, dei direttori delle fondazioni per i diritti umani e dei capi villaggio sono aumentate del 13%.

Bande chiamate “Bacrim” hanno preso le aree controllate dalla guerriglia e hanno attaccato il popolo.

In dieci nazioni prese in esame con il più alto tasso di omicidi, possiamo trovare quelle non hanno più una guerriglia perché terminata con “trattati di pace”:

  • El Salvador: Su 100 morti, 41,2 sono il risultato di un omicidio
  • Guatemala, 39,9%
  • Sudafrica, 31%

(21 maggio 2017, dalla stampa)

Si evince dunque che, quando le armi tacciono, cioè la guerriglia è finita, il sangue non cessa di scorrere. La guerra al popolo continua in varie forme. Ciò che non continua è la guerra popolare per la liberazione.

Altri esempi possono essere forniti dagli “accordi di pace”. Ad esempio, in alcuni di essi, la riforma agraria è scritta nel testo. Ma fino ad oggi non si è visto ridistribuire un metro di terra.

Le riforme giuridiche e le modifiche costituzionali sono scritte negli “accordi di pace”. Nessuno di essi è stato attuato.

Perché non ci sono le condizioni per la loro attuazione.

Una parte si è arresa. L’altra ha ottenuto la resa sul rivale nella lotta di classe.

La parte che si è arresa non ha più volontà e non c’è motivo di accettare le sue richieste.

Per questo motivo, a partire dagli anni ‘80, su scala mondiale possiamo dire che tutti gli “accordi di pace” che abbiamo esaminato non sono stati “accordi di pace”. Gli accordi sono stati semplicemente chiamati così, come mezzo per RENDERE ACCETTABILE UNA POLITICA CHE DECIDE SUI POPOLI CON QUESTO OBIETTIVO.

GLI ACCORDI SONO FINITI, IL MOMENTO È ARRIVATO!

Perché d’ora in poi la bandiera bianca è stata alzata e l’arco distrutto, è stato abbassato davanti a coloro che li hanno sconfitti.

Per questo motivo un accordo di pace, per un movimento di guerriglia che ha versato decine di migliaia di martiri in guerra contro l’imperialismo e il fascismo significa sconfitta, umiliazione, repressione e impotenza.

7 – LA GUERRIGLIA È SPERANZA DI LIBERAZIONE PER IL FUTURO, E UNA BARRICATA CONTRO IL FASCISMO E LA CORRUZIONE IN QUESTO PERIODO.
Un ex guerrigliero in Guatemala è stato interrogato da un giornalista sulla differenza tra prima e dopo la pace, e lui ha risposto:

“…A quel tempo avevamo speranza perché avevamo le armi in mano…Oggi non abbiamo niente.”

Questa è la sintesi di cosa sia la “pace” – la disperazione dei popoli.

Privare i popoli della speranza è un attacco ideologico.

Ci sono tre importanti risultati dovuti all’abbandono delle armi da parte dei guerriglieri:

• In un luogo dove i guerriglieri si arrendono e rinunciano alle armi, mafie e bande riempiono il vuoto lasciato dai guerriglieri.
• In un luogo dove la guerriglia è finita, la religiosità, il fatalismo, il nazionalismo e le forze per il sistema prendono forza.
• In un luogo in cui la guerriglia è finita, la palude di corruzione copre rapidamente un’area più vasta.
Tutti questi sono risultati inevitabili.

Sentiamo sempre questo:

“La guerra più dura è la pace”, “fare la pace è più difficile che fare la guerra”, “perseveranza nella pace”, “mettere a tacere le armi richiede un grande sforzo di volontà”…

Tutte queste parole sono la più oscura demagogia, sono solo bugie e raggiri.

Non c’è alcuna caparbietà nell’opporsi alle classi dirigenti. Al contrario, c’è la tendenza a rifugiarsi nel sistema giudiziario della classe dominante.

In nessun accordo di pace hanno le armi CADUTE NEL SILENZIO.

Tutto ciò che tace sono le armi del popolo. Le armi dei governi fascisti continuano a parlare e tutti i mercanti riformisti e opportunisti che firmano l’accordo di pace conoscono bene questa verità e l’accettano.

Quest’anno, durante il Newroz e l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, tutte le sezioni opportuniste e riformiste si sono riunite nel cantare di nuovo lo slogan della “pace”. Volevano la pace. Nella lotta di classe, sotto gli attacchi del fascismo dell’AKP, hanno ripetuto questo ritornello, ma non c’era né senso né processo politico. Lo slogan della pace era ormai uno slogan privo di politica.

Coloro che mancano di politica di fronte all’imperialismo e al fascismo, coloro che non hanno una politica di fronte al nazionalismo e alla collaborazione curda, continuano a parlare di “pace”.

Si tratta di corruzione, nata dal vuoto prodotto dal cessate il fuoco, dal ritiro all’estero e dalla collaborazione con gli Stati Uniti e in nessun modo il movimento nazionalista curdo è all’ordine del giorno.

Solo il Fronte è lì che si oppone alle bande mafiose, alla religiosità, al nazionalismo e alla corruzione. Perché solo il Fronte continua la guerra e combatte con determinazione.

8 – LA POLITICA DELLA “PACE” È UN TRADIMENTO DEI MARTIRI
LA RIVOLUZIONE È LA NOSTRA PROMESSA AI NOSTRI MARTIRI E NOI MANTERREMO LA NOSTRA PROMESSA!
Le bandiere della lotta per la liberazione dei popoli del mondo dall’imperialismo e dal fascismo sono i loro martiri. Ogni prezzo che viene pagato, ogni vita che viene data, è nei loro ideali quando si mettono in cammino. Chi si arrende a questi ideali e a questi obiettivi STA TRADENDO I MARTIRI.

In El Salvador, in Guatemala, in Messico, dalle FARC al PKK, rinunciando alle armi mentre decine di migliaia di persone danno la vita per la causa della liberazione nazionale e di classe, stanno chiaramente e apertamente tradendo i loro martiri.

Quando hanno dato la vita per i loro ideali, sedersi al tavolo delle trattative di pace con gli imperialisti e le dittature fasciste è una resa.

La storia della lotta dei popoli per la libertà è scritta nel sangue dei nostri martiri.

In ogni momento in cui teniamo la testa alta, lo dobbiamo a loro.

I nostri martiri ci hanno aperto la via per l’indipendenza e la libertà.

Gli orizzonti verso i quali camminiamo li dobbiamo al loro sangue versato.

Per noi, le giornate storiche per commemorare i nostri martiri della rivoluzione, sono tra il 30 marzo e il 17 aprile.

La loro esistenza per noi è un costante ricordo di cosa sia la guerra e cosa sia la pace.

Fare la pace con coloro che li hanno uccisi significa tradirli, tradire le nostre idee e il nostro popolo.

In queste condizioni, quando il tradimento, la resa e la divisione soffiavano da tutti i punti cardinali, i martiri sono stati traditi da questi paesi:

ANNUNCIAMO CHE RISPETTIAMO I MARTIRI DELLA NOSTRA LOTTA STORICA E CI BATTIAMO PER TUTTI I MARTIRI DEI POPOLI DEL MONDO CHE HANNO DATO LA LORO VITA PER L’INDIPENDENZA E LA LIBERTÀ.

Nessun martire che ha dato la sua vita per il popolo è morto invano. DIAMO VOCE A TUTTI I MARTIRI affinchè siano i rappresentanti di tutti coloro che desiderano l’indipendenza, la democrazia e il socialismo, il pane e la giustizia.

LA RIVOLUZIONE È LA NOSTRA PROMESSA AI NOSTRI MARTIRI.

Fino ad oggi non abbiamo violato la nostra promessa, e non lo sarà neppure dopo di noi. Manterremo la nostra parola. Prendere il nostro mondo significa lottrare fino alla liberazione.

Questo è il motivo che ci spinge a rimanere sempre lotani dalla pace, dalla conciliazione e dalla resa delle armi.

Dalla resistenza di Maltepe del 1° giugno 1971, abbiamo rotto 50 anni di revisionismo con 51 ore di resistenza, una resistenza così grande che i martiri sono la ragione della nostra posizione aperta contro la conciliazione e la dissoluzione.

I nostri martiri sono la nostra mente, i nostri martiri sono il nostro cuore, i nostri martiri sono la nostra anima, i nostri martiri sono il nostro orizzonte, la nostra fede, i nostri martiri sono la nostra rabbia e la nostra incapacità di riconciliarci. I nostri martiri sono l’insieme di tutti i valori della storia e del popolo. I nostri martiri sono i creatori e i custodi di 48 anni della nostra storia. Sono i nostri martiri che per primi hanno tracciato la strada che avremmo percorso e hanno determinato le tappe del cammino.

I nostri martiri di Kizildere hanno tracciato il sentiero. Tra il 1978 e il 1980, abbiamo intensificato la lotta antifascista. Nel 1984, 1996 e 2000-2007 la nostra direzione è stata determinata dagli scioperi delle fame (*). Nel 1992 a Ciftehavuzlar la resistenza era una bandiera che sventolava per determinare la strada della rivoluzione e del socialismo. Dai monti Dersim ai monti Toro, dall’Egeo al Mar Nero, i nostri martiri hanno irrigato le montagne con il loro sangue, e sono stati il nome della nostra perseveranza nel cammino nella guerra di liberazione del popolo.

Per noi loro non sono semplicemente il “passato”.

Se fosse così, allora noi saremmo come i movimenti opportunisti, riformisti e nazionalisti.

No, i nostri martiri sono il nostro presente. Loro sono la forza ideologica per la nostra linea di condotta.

Loro sono la vittoria politica per la nostra linea.

La nostra identità è il Marxismo-Leninismo, il socialismo, la dittatura del proletariato.

9 – IL FRONTE DEL PARTITO DI LIBERAZIONE DEL POPOLO RIVOLUZIONARIO È SULLA STRADA DELLA LIBERAZIONE DA 48 ANNI.
Oggi, amico o nemico, una sezione molto audace ha dovuto accettare che il Fronte, con i lavoratori, i lavoratori pubblici, i detenuti liberi, i giovani, i poveri abitanti dei quartieri della città, amici e familiari di prigionieri, architetti, ingegneri e avvocati, gli storpi, le milizie e i combattenti è l’unica forza che RESISTE SOTTO TUTTE LE CONDIZIONI.

I funzionari del Fronte resistono, così come gli architetti. I figli del Fronte resistono, così come i settantenni. Il Fronte resiste nelle scuole e nei quartieri delle città. Nella sfera armata e in quella disarmata. Quasi tutte le leggende della lotta rivoluzionaria in Turchia portano il timbro del Fronte.

Perché questo è il caso?

Questa è una domanda che ci ripetiamo.

Questa è anche una domanda da cui fuggono il riformismo, il revisionismo e la paura di rispondere.

Siamo la continuazione del People’s Liberation Party-Front of Turkey (THKP-C), fondato nel dicembre 1970 sotto la guida di Mahir Cayan e dei suoi amici.

Da quel giorno a oggi, abbiamo scelto come nostra guida le tradizioni più militanti del movimento rivoluzionario mondiale, gli esempi più eroici di lotta nella storia dei popoli del mondo.

Mahir ha detto questo a suo tempo:

“Chi vuole ereditare il passato, le lotte risolute e inconciliabili del passato, oggi è costretto a perseguire la giusta linea rivoluzionaria e a tenere alta la bandiera rivoluzionaria del proletariato.

Oggi chi, sia nella teoria che nella pratica sociale, tiene alta la lodevole bandiera di Lenin di fronte all’attacco dell’imperialismo e dell’opportunismo, sarà…. la continuazione storica del movimento Marxista in Turchia!”

Il principale anello di congiunzione del movimento rivoluzionario mondiale in Turchia è il Fronte.

L’opportunismo e il riformismo, ogni volta che sono sotto forte pressione, non prenderanno i loro esempi dalle tradizioni di resistenza del popolo, ma cercheranno esempi “arretrati”, o esempi di “conciliazione” e li presenteranno come un “modello”. Dalla storia questi tipi di modelli di conciliazione e di resa si trasformano in teoria. Durante la prima guerra imperialista, l’accordo di Lenin di Brest-Litovsk, il passo indietro rispetto alla costruzione socialista chiamata “Nuova politica economica” e l’accordo di Stalin con la Germania nazista sono riportati come esempi.

Ma nessuno di questi è un esempio delle loro tendenze concilianti che spiegherà la loro resa. Perché non c’è tendenza alla resa in nessuno di essi.

E, in sostanza, è così che la storia li ha guardati. Ma guardano alla storia come a un “pretesto” per giustificare la propria conciliazione e la tendenza alla resa.

Da parte nostra, noi, in tutta la nostra resistenza, abbiamo guardato alla storia dei popoli per vedere cosa potremmo trovare per rafforzare la nostra resistenza. Abbiamo trovato leggende e le abbiamo portate nel presente. E nel portarle abbiamo scritto nuove leggende e ogni volta siamo cresciuti un po’ di più.

Siamo sempre stati chiari ideologicamente. Nella lotta di classe l’ideologia funziona allo stesso tempo come un quartier generale. Il nostro quartier generale non è stato colpito da attacchi o accerchiamenti.

Per questo motivo, siamo stati gli unici a resistere alle giunte fasciste, alla legge marziale e agli stati di emergenza.

10 – IL GOVERNO RIVOLUZIONARIO DEL POPOLO È L’UNICO MODO PER FERMARE IL SANGUE E LE LACRIME DEL POPOLO.
LA STRADA DI LIBERAZIONE DEL NOSTRO PARTITO È L’UNICA STRADA

Ancora, negli anni ’70 Mahir scriveva:

“Per quanto cresce il terrore dell’oligarchia, per quanto violenta sia, la guerriglia del nostro Partito continuerà. La strada del nostro Partito è la strada della rivoluzione. La strada della rivoluzione è la strada del nostro Partito.”

La politica della pace:

  • È una politica per coloro che hanno perso coraggio e volontà per una guerra contro l’imperialismo e il fascismo.
  • Per coloro che non hanno lo spirito di potere di chi si è allontanato da esso.
  • E si avvale di coloro che non credono nel potere e nel socialismo del popolo rivoluzionario.

Questa politica non può risolvere nessuno dei problemi del popolo.

Questa politica non potrà mai portare i popoli all’indipendenza, alla democrazia e al socialismo.

L’imperialismo non è cambiato. Il fascismo non è cambiato. Contro l’imperialismo e il fascismo l’unica via di liberazione dei popoli è la guerra popolare.

La guerra è necessaria.

Sarà vinta a caro prezzo.

Ma se questa guerra non viene condotta, i popoli si scontreranno con la fame, la povertà e la disoccupazione, sprofonderanno nella palude della corruzione e saranno trascinati nella miseria e nella disperazione.

La via per prevenire questo è lottare per la liberazione.

Che cosa significa liberazione?

È che il nostro popolo sia libero e che la nostra patria sia indipendente.

Per questo, il governo fascista deve essere abbattuto e l’imperialismo cacciato.

Ciò non è possibile senza condurre una lotta armata e l’esercito del popolo armato.

Popoli della Turchia e del mondo!

Armiamoci contro l’imperialismo e il fascismo.

Andiamo avanti sulla strada della liberazione.

La lotta armata è una necessità. È l’unica strada per la liberazione.

Compagni:

Ci siamo assunti l’onere della rivoluzione. Il nostro fardello è anche più pesante nell’accerchiamento dell’imperialismo e del fascismo dell’AKP. Le nostre spalle devono essere forti come la nostra ideologia.

Questo è il quadro presentato dal mondo e dal nostro paese. Siamo la speranza dei popoli del mondo e la nostra.

Costruiremo la speranza con il lavoro, il coraggio e la volontà di tutti i nostri compagni. Questo è il nostro dovere storico.

Partito nostro:

Contineremo a difendere solo la strada di liberazione dei popoli,

Difendere la rivoluzione e il socialismo,

Difendere l’indipendenza, la democrazia e il socialismo,

E respingere la conciliazione con l’imperialismo e la tendenza alla resa.

ABBASSO LA CONCILIAZIONE, LA TENDENZA ALLA RESA E ALLA POLITICA DI SFALDAMENTO.
GUERRA FINO ALLA LIBERAZIONE
KIZILDERE È LA STRADA DELLA LIBERAZIONE E NON C’È MODO DI TORNARE INDIETRO DA ESSA!
CHI NON SI ARRENDE NON PUÒ ESSERE SCONFITTO!
L’UNICA STRADA È LA RIVOLUZIONE, L’UNICA SOLUZIONE È IL SOCIALISMO.

DEVRIMCI HALK KURTULUŞ PARTISI
(PARTITO DI LIBERAZIONE DEL POPOLO RIVOLUZIONARIO)

(*) Sciopero della Fame fino al raggiungimento dello scopo perseguito, a volte quindi fino alla morte.