Il Massacro di Suruç: dichiarazione di guerra contro il popolo turco e curdo

Suruç è un comune della Turchia, capoluogo dell’omonimo distretto, nella provincia sud orientale della Turchia – o Kurdistan settentrionale – di Şanlıurfa (più comunemente conosciuta come Urfa).
Il 20 luglio 2015 Suruç è stato teatro di una attentato dinamitardo dell’autoproclamato “Stato Islamico” (Isis) diretta verso membri della Sosyalist Gençlik Dernekleri Federasyonu (Federazione delle Associazioni Giovanili Socialiste), in cui 33 persone rimasero uccise e 104 ferite.
I giovani si erano riuniti nella città di Suruç, situata vicino al confine con la Siria, nell’ambito della campagna per il restauro della città di Kobane (in arabo: Ain al-Arab) situata al di là del confine, che rientra di fatto nella regione autonoma del Rojava (Kurdistan occidentale). La città è in rovina dopo mesi di scontri tra le forze curde YPG (People’s Defense Forces) e i militanti del cosiddetto “Stato Islamico”. Dopo la fine delle battaglie all’inizio del 2015, le organizzazioni di sinistra e progressiste in Turchia hanno iniziato una campagna per raccogliere donazioni per aiutare a ripristinare la città di Kobane.

Il 19 luglio, dopo l’appello della Federazione delle Associazioni Giovanili Socialiste (SGDF), giovani, gruppi di anarchici e componenti della Federazione stessa, giungono a Suruç da tutta la Turchia per dirigersi verso la città di Kobane. I giovani portano con loro anche le donazioni che hanno raccolto per gli abitanti della città curda.
Alle 11:50 del 20 luglio, mentre il giovane tiene una conferenza stampa nel cortile del Centro Culturale Amara, un membro del cosiddetto “Stato islamico” fa dotonare gli esplosivi attaccati al suo corpo.

A seguito dell’esplosione, 33 persone sono morte e decine di altre sono rimaste ferite, molte delle quali in gravi condizioni.

Il movimento di sinistra in Turchia accusa il potere fascista, guidato dal presidente Erdoğan, come mandante del massacro. Lo Stato nega queste accuse e chiama il massacro “un incidente”. La sera del 20 luglio, centinaia di persone si sono radunate per strada per protestare contro il massacro fascista. Ci sono proteste di massa nelle città di Istanbul, Izmir, Antalya, Hatay, Bursa, Denizli, Izmit, Kayseri, Antep, Çorlu, Batman, Mersin, Çanakkale e nella capitale Ankara. A Istanbul, Mersin, Siirt e la città di Silvan, distretto di Diyarbakir, le proteste sono state attaccate dalla polizia e decine di persone sono state arrestate.

Il giorno dopo, il governo ha annunciato che l’attentatore era il ventenne Seyh Abdurrahman Alagöz, che insieme al fratello Yunus Emre Alagöz, si è unì all’inizio del 2015 tra le file del cosiddetto “Stato Islamico”. Yunus Emre diventerà noto dopo il 10 ottobre dello stesso anno, come uno degli attentatori di Ankara contro gli attivisti filo-curdi, in cui rimasero usccise più di 130 persone: il peggior attacco del genere nella storia della Turchia moderna, avvenuto mentre i partiti politici si preparavano per le elezioni parlamentari il 1 ° novembre. [1]

A partire dalla sera del 20 luglio e nei giorni successive, in alcune parti di Istanbul, e soprattutto nel quartiere di Gazi, situato nella parte europea della città, ci sono sparatorie tra milizie di organizzazioni rivoluzionarie e polizia fascista. Le sparatorie nel quartiere continuano fino al 26 luglio. Durante gli scontri viene ucciso un polizziotto dalla milizia popolare e si contarono diversi altri feriti. Gli scontri sono resi noti dai media con i titoli: “DHKP-C HA INIZIATO UNA RIVOLTA!”

All’alba del 24 luglio, il potere fascista ha iniziato operazioni su larga scala contro i membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), del Partito Rivoluzionario Popolare di Liberazione (DHKP-C) e altre organizzazioni di sinistra e rivoluzionarie. Il governo ha dichiarato che le operazioni sono contro “tutti i gruppi terroristici che operano sul territorio del paese”. Ma queste dichiarazioni sono in totale contraddizione con le azioni che ha intrapreso.

Alle 5:00 del mattino dello stesso giorno, le squadre antiterrorismo SWAT hanno fatto irruzione nelle case private del quartiere di Bağcılar di Istanbul. Nell’abitazione di Günay Özarslan, rivoluzionaria, membro del Fronte del Popolo (già precedentemente in carcere per un anno e mezzo poi prosciolta dall’accusa), la polizia fece irruzione direttamente con una testa d’ariete e lei fu uccisa da 15 colpi di pistola.

Il potere fascista e i media borghesi hanno diffuso la menzogna che Günay stava “preparando un attentato suicida” e che lei ha risposto agli appelli alla resa sparando contro gli agenti di polizia. Naturalmente, queste affermazioni sono insostenibili. Questo è evidente anche dalle “azioni investigative” della polizia che per ore non hanno permesso agli avvocati di entrare, per inficiare la zona del delitto e nascondere che non c’era stata alcuna sparatoria. Al contrario di quanto sostenuto dalla polizia infatti, sulla scena del delitto non c’erano segni di conflitto e quindi l’ “incidente” fu una vera e propria esecuzione pubblica. [2]

Solo dopo tre giorni, il 27 luglio, Günay è stata sepolta. Durante il corteo funebre la polizia ha attaccato il popolo e i rivoluzionari che ne presero parte, I quali risposero agli attacchi con pietre e cocktail di Molotov. Gli scontri e le sparatorie durano 80 ore, durante le quali il quartiere di Gazi si trasformò in un campo di battaglia. Il 27 luglio, nel pomeriggio, migliaia di persone salutarono Günay Özarslan per l’ultima volta, mentre veniva sepolta nel cimitero del quartiere di Gazi accanto ai suoi compagni.

Nel frattempo il 24 luglio è iniziato il bombardamento di massa dell’aviazione turca sulle posizioni del PKK nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale). I bombardamenti continuarono per giorni e, secondo alcune fonti, 190 combattenti del PKK furono uccisi.

Durante questi giorni in tutto il paese si compirono arresti di massa che durarono quasi fino alla fine di luglio. Secondo i dati delle organizzazioni per i diritti umani, in totale furono arrestate 1034 persone, tutti membri di organizzazioni di sinistra e progressiste.

Il 25 luglio, i combattenti del DHKP-C hanno compiuto un attacco armato contro una stazione di polizia nel quartiere Okmeydanı di Istanbul. Nell’azione tre agenti di polizia rimasero feriti, uno dei quali gravemente. In un comunicato il DHKP-C ha annunciato che l’azione era volta a chiedere di rendere conto alla polizia fascista per l’omicidio di Günay Özarslan.

L’8 agosto, i combattenti del DHKP-C hanno compiuto un attacco armato contro la sede del consiglio regionale del partito fascista AKP al potere, situato nel quartiere Sütlüce di Istanbul. In questa occasione una guardia di sicurezza è stata gravemente ferita.

Il 10 agosto, i combattenti del DHKP-C hanno lanciato un attacco armato contro il consolato americano situato nel distretto di Sarıyer a Istanbul. Durante l’attacco, hanno aperto il fuoco sugli agenti di polizia che erano di guardia nell’edificio, e alcuni di loro sono rimasti feriti. Gli altri uscirono fuori e inseguono i combattenti. Nello scoppio di una sparatoria nell’area consolare, la rivoluzionaria Hatice Aşık è stata ferita. Anche se finisce le cartucce continua a resistere. Hatice inizia a lanciare pietre contro i poliziotti che la circondano. La rivoluzionaria allora cinquantunenne fu giudicata colpevole e, durante la prigionia dello stato fascista, gravemente ferita cade in coma.

In un comunicato, il DHKP-C ha annunciato che le azioni armate dell’8 e del 10 agosto miravano a chiamare a rendere conto degli eccidi perpetrati dagli imperialisti americani e dai loro lacchè al potere dell’AKP fascista per il massacro nella città di Suruç e l’assassinio di Günay Özarslan. Il DHKP-C afferma che il presidente Tayyip Erdoğan e l’allora primo ministro Ahmet Davutoğlu si sono incontrati con i rappresentanti degli imperialisti statunitensi il 7-8 luglio dello stesso anno e hanno preso la decisione di distruggere sia il DHKP-C che tutti i movimenti di resistenza in Turchia e in Kurdistan.

Il 19 agosto, i combattenti del DHKP-C hanno compiuto un attacco armato contro gli agenti di polizia a guardia del Palazzo di Dolmabahçe a Istanbul, utilizzato dal primo ministro come ufficio durante le sue visite in città. Diversi agenti di polizia sono rimasti feriti. I combattenti sono riusciti a ritirarsi. DHKP-C ha annunciato che l’azione doveva essere chiamata a rendere conto dell’assassinio dei 33 antifascisti nella città di Suruç, dell’assassinio di Günay Özarslan e della tortura del rivoluzionario catturato Hatice Aşık.

Con il massacro del 20 luglio 2015, lo stato fascista in Turchia segna l’inizio della prima fase della sua massiccia guerra contro il popolo turco e il Kurdistan.

[1] https://www.theguardian.com/world/2015/oct/19/ankara-suicide-bomber-was-brother-of-suspect-in-previous-attack-turkey-says
[2] https://www.birgun.net/haber-detay/gunay-ozarslan-beraat-etmisti-85511.html

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