SCIOPERO DELLA FAME, FOTO DEL 1996

In prigione

Azioni fuori dalla prigione

Parenti in solidarietà dello sciopero della fame

 

LA VITTORIA DELLO SCIOPERO DELLA FAME DEL 1996

Kurtulus Numero 90, 18 Luglio 1998

La vittoria dello Sciopero della Fame del 1996 è stata raggiunta con le politiche del DHKP-C e dei suoi martiri ed è stata raggiunta seguendo questo percorso.

Sono trascorsi due anni dallo Sciopero della Fame del 1996. La vittoria è stata raggiunta due anni fa con 12 martiri e la sua scia si propaga nella lotta su vari fronti. Questa vittoria ha diversi significati storici, nella sua fase preliminare e nella fase che le è succeduta gioca un ruolo determinante il significato di vittoria e disfatta e il significato di separazione e unità.

L’ideologia borghese ha subito una sconfitta. La vittoria è stata conquistata dalle politiche rivoluzionarie che rifiutano di arrendersi sotto tutte le condizioni: non aveva paura che la lotta si sarebbe tradotta in vittime e ha creato tradizioni di formazione e mantenimento dei legami con il popolo, la rivoluzione e la cultura della disponibilità al sacrificio di sé. Tutti i tipi di riformismo e di concetti opportunistici sono stati rimossi dalla cultura Marxista-Leninista. Mentre la separazione dal riformismo è stata concretizzata durante lo Sciopero della Fame, la scissione dall’opportunismo è stata sostanzialmente completata nel periodo successivo. I traguardi e l’influenza raggiunti con lo Sciopero della Fame ad oltranza sono troppo ampi per essere spiegati dicendo che alcuni diritti possono essere raggiunti o limitati in un tempo e in un luogo specifico. La vittoria è stata maturata in questi due anni da differenti punti di vista. Le vittorie che ci aspettano in futuro richiedono spalle più ampie per poterle abbracciare. Che si tratti di sviluppi positivi o negativi, l’influenza dello Sciopero della Fame ci ha mostrato ci ha mostrato chi e quale unità ha raggiunto la vittoria, come la fase successiva deve essere valutata e chi ha la forza per andare avanti con ciò che è stato raggiunto e chi no.

Lo Sciopero della Fame è, più di ogni altra cosa, una politica e un’ideologia di vittoria.

In senso politico ha portato a zero tutti i calcoli politici del nemico e ha fermato la sua politica di aggressione. In senso ideologico ha smascherato la cultura egoistica della borghesia, la sua politica antipopolare e il suo volto fascista aprendo la strada al popolo per prendere il suo posto nelle fila della rivoluzione.

La vittoria ideologica sta nel significato dell’osservazione “nel loro cervello si è scatenato un terremoto e il mondo è stato rovesciato”. Chi diceva “non vale la pena morire per un’ideologia” è stato messo a dura prova da questa vittoria ideologica, la rivoluzione si è concretizzata davanti agli occhi del popolo, si è manifestata una personalità e si è approfondito l’odio del popolo per il sistema, e una sinistra politica che non poteva andare avanti da un’unità astratta raggiunta al tavolo delle trattative, unita in un’azione accresciuta di significato a seguito delle morti.

Questa osservazione è stata fatta subito dopo la vittoria: “Oltre ad avere la funzione di barricata contro gli attacchi della borghesia, oltre ad ottenere diritti per i prigionieri, oltre a smascherare il volto fascista del Refah Party, la sua vera funzione era quella di dare un duro colpo alla mancanza di convinzione e pessimismo che la borghesia incoraggia. Il vero vantaggio di questa resistenza è la vittoria, la superiorità morale, sul piano ideologico contro quella della borghese. La superiorità dell’ideologia Marxista-Leninista sull’ideologia borghese è stata dimostrata ancora una volta”. (M. Ali Baran, Kurtulus, 3 agosto 1996).

Il mondo e il paese sono stati scossi profondamente e tutti sono rimasti scioccati. Questa lotta con la morte ha mostrato a tutti il loro posto, positivo o negativo. Ancora una volta è stato dimostrato che i rivoluzionari e il popolo non possono essere sconfitti.

Lo Sciopero della Fame ha scatenato una battaglia tra due volontà che diedero all’ideologia la sua direzione.

La borghesia ha detto che non c’è più motivo per morire per un’ideologia. I rivoluzionari dichiararono e provarono che ci sono valori e ideologie per le quali morire.
La borghesia ha innalzato l’egoismo e gli interessi personali a livello di principio. I rivoluzionari hanno rafforzato la condivisione, il collettivismo, hanno offerto un importante esempio di disponibilità al sacrificio di sé e hanno mostrato alla gente il crescente potere dei loro valori.

La borghesia divide il popolo e lo fomenta l’uno contro l’altro. D’altra parte i combattenti dello Sciopero della Fame di origine curda, turca, araba, cherkessa e georgiana, hanno dimostrato la fraternità e la solidarietà tra i popoli, si sono uniti e si sono organizzati.

La borghesia tratta il disonore, l’avidità di denaro e ogni tipo di truffa come se queste fossero virtù. Lo Sciopero della Fame ad oltranza e i suoi combattenti, al contrario, rafforzano l’onore e la dignità e trattano le persone con rispetto. Nel periodo del Digiuno fino alla Morte sono state chiaramente mostrate le politiche attraverso le quali la rivoluzione può essere realizzata e attraverso le quali i quadri rivoluzionari che hanno la dirigenza nella lotta di liberazione possono mantenerla. La leadership, come la politica e i quadri, si è cristallizzata in modo tale da poter essere vista da masse molto ampie. A molte persone è stata data la possibilità di confrontare partiti, leader e vari tipi di politica.

Allo stesso tempo, la scalata alla vittoria ha dato una carica gravida di responsabilità a chi ha vinto.

L’attuale significato della vittoria, la superiorità ideologica e morale, potrebbe essere concretizzata nella battaglia e nell’unità del popolo. Se i risultati politici raggiunti dallo Sciopero delle Fame non sono trasformati in prassi politica, gli attacchi del fascismo, che stanno cercando di contrastarli, non possono essere contrattaccati. Dunque la vittoria è limitata a quella di aver semplicemente sconfitto gli attacchi che si sono verificati allora e la missione storica del Digiuno fino alla Morte non può essere compiuta. La guerra non permette pause per respirare. E non permette neppure di sperare in una successione della vittoria. È impossibile svilupparsi e organizzarsi basandosi su una vittoria che non si è ottenuta per sé stessi. Queste sono le regole, questa è la realtà della guerra. Se analizziamo il Digiuno del 1996 e la conseguente battaglia da questo punto di vista, possiamo chiaramente riconoscere che lo Sciopero della Fame unisce le persone ma la vittoria le separa. Mentre la sinistra opportunista insieme alla vittoria entra in uno stadio di eroismo e collassa, il Partito del Fronte era legittimato agli occhi del popolo e il potere delle masse accresceva e viaggiava verso un’importante traguardo sulla strada verso la presa del potere. L’opportunismo limitava la vittoria degli attacchi del 1996 e la fase successiva, e si preoccupava invece di pensare: “Come posso mettermi in primo piano?”, perché facevano solo propaganda della vittoria e dei martiri, ribaltano la linea che aveva effettivamente raggiunto la vittoria. Invece di analizzare il periodo che era stato vissuto in prigione fino alla vittoria, tutto quello che loro facevano era occuparsi di sterile agitazione. Invece di unirsi alla battaglia, invece di essere decisivi, invece di andare oltre l’attacco, invece di forzare la legittimità della rivoluzione verso la borghesia e la necessità di servire il popolo, loro hanno preferito anteporre i loro ristretti interessi contingenti. La vittoria non era solita organizzare il popolo ma piuttosto avvisare le loro fazioni. Questo andò talmente avanti che la sinistra non ebbe paura a distruggere l’unità di partito e del popolo.

L’unità raggiunta nelle prigioni ha mostrato che la coesione delle forze rivoluzionarie sulla base di una corretta linea comune può farcela. Ma una sinistra che non sa come imparare dalle battaglie né dalla storia è solo incapace di trarre vantaggio dalle battaglie intraprese dai martiri. L’unità è stata erosa in due anni con politiche di frazionamento in differenti aree. In questa situazione, la sinistra opportunista, ossessionata dal mettersi in risalto e al solo servizio dei propri interessi e che si è trovata obbligata a perseguire una politica contro il Partito del Fronte avrebbe anche potuto portare avanti la politica degli attacchi e dell’emarginazione dopo lo Sciopero della Fame stesso.

Questo è ciò che è stato vissuto nel periodo di Susurluk. Senza mostrare lungimiranza e influenzati dall’ostilità verso il Partito del Fronte, una fase importante non è stata analizzata dal punto di vista dell’unità dei popoli. Nulla è venuto dall’unità.

La sinistra del MGK e i riformisti si sono uniti contro il Partito del Fronte, senza neppure cercare di distruggere le politiche del MGK (Consigli di Sicurezza Nazionale) che tentava di creare una rottura tra la Sharia (legge islamica) e il secolarismo in modo da integrare il popolo nel sistema. Dunque, conformato al sistema, è stato avallato. Coloro che avevano paura di sprofondare nell’oscurità, coloro che avevano paura di scomparire o essere consumati se avessero agito insieme con il Partito del Fronte, hanno riscontrato che le loro paure erano giustificate quando prendevano posizione contro il Partito del Fronte.

Questo comportamento della sinistra non è da circoscriverlo solo al periodo che stiamo analizzando. La storia della sinistra opportunista prima dello Sciopero della fame ha dimostrato già la sua attitudine ad essere solo interessata ai loro vantaggi e dare visibilità ai propri programmi e la volontà di competere con altri, essendo ostile al Partito del Fronte e costantemente oscillante tra destra e sinistra. Sono coloro che nel 1984 hanno misconosciuto lo Sciopero della fame di quell’anno definendolo “suicidio” e “morte della politica”. Ma non è tutto. Quando negli anni 90’ i combattenti del Partito del Fronte caddero, mentre perseguivano la politica di non capitolare, altri definivano questa politica come “assetata di confronto” e preferivano rimanere in disparte dalla lotta. Né la loro partecipazione allo Sciopero del 1996 è stato il risultato di una seria analisi del periodo. Tuttavia, le condizioni erano molto diverse da quelle del 1984, fase precedente. La forma di resistenza che avevano evitato prima era nell’agenda di tutti, tutto era ovvio per la gente, le spesse mura della prigione avrebbero potuto essere di vetro. Non c’era rifugio per gli opportunisti.

Nessuno può più diffondere teorie di “ritirata”. Inoltre, avevano visto l’esito del Digiuno della Morte del 1984, che avevano criticato, e si erano resi conto che non si sarebbero opposti ad una resistenza così immensa, non volevano esserne fuori. Quindi, da un lato, la loro partecipazione fu positiva: non volevano esserne estranei. Dall’altra parte hanno mostrato mancanza di forma ideologica non facendo analisi e autocritica sul passato.

Infine, stavano rispondendo all’influenza e alle proposte del Partito del Fronte e all’ideologia che riproducevano in prassi. Offrivano martiri. Questo è indubbio. Allo stesso tempo, per tutti i movimenti politici questo deve essere un punto di forza usato per la lotta contro il potere. Ma loro hanno perseverato nei loro errori e questo li ha lasciati fuori dall’analizzare queste basi correttamente e a farne uso. Così, dopo la vittoria, hanno iniziato a rimanere indietro.

Il riformismo ha paura della vittoria perché lo Sciopero della Fame ha concretizzato l’alternativa rivoluzionaria.

I riformisti, in altre parole l’attuale MGK di sinistra, è stato un altro cerchio che si è spezzato a causa della vittoria.

Mentre i rivoluzionari hanno sfidato la morte per sconfiggere gli attacchi e unire il popolo alla battaglia, i riformisti, specialmente l’ÖDP (Partito di Liberazione e Solidarietà) e l’EP (Partito dei Lavoratori, oggi EMEP) si sono chiusi nelle loro barricate per sfuggire i colpi dell’MGK. Mentre il popolo era vessato, questi gruppi hanno preferito cambiare le facciate per ripresentarsi “rinnovati” alle elezioni. Le loro menti sono soggiogate al sistema e non possono credere che cotanto eroismo di massa possa essere possibile. Quando le azioni si fanno più grandi, loro sono in procinto di perdere le loro maschere, hanno chiesto una tregua e quindi hanno sostenuto de facto gli sforzi che il fascismo stava compiendo. Solo gli ultimi giorni hanno cercato di fare qualcosa, e questo solo perché sono obbligati a farlo.

A discapito di tutto, la vittoria li ha resi attoniti.

La vittoria ha scosso il loro stile di vita, il sistema e il loro status quo tra la gente. In preda al panico per il pericolo di perdere la loro posizione, hanno attaccato la vittoria. Erano consapevoli del suo ruolo nel separare il popolo dal sistema e nel coinvolgerlo nella lotta armata. Questi gruppi passarono dalla parte del nemico per fermare la crescente partecipazione alla lotta e alla lotta armata e per bloccare i canali che conducevano il popolo alla rivoluzione. Si sono piegati agli ordini del MGK, contro lo sviluppo della lotta armata e del movimento popolare. Hanno tradito il popolo obbedendo al MGK nel periodo di Susurluk e il giorno di maggio del 1997 e del 1998.

Sì, la vittoria ha portato alcuni ad unirsi ed altri a separarsi. Mentre l’opportunismo, che sta perdendo l’influenza, come risultato dal declino della sua forza, si sta unendo, riformando, diventando sempre più parte del sistema. Inoltre, è possibile constatare come entrambi siano uniti contro le iniziative e il supporto al Partito del Fronte, innanzi tutto nei sobborghi e nei posti di lavoro. Entrambi caddero ben al di sotto del punto in cui si trovavano prima del Digiuno fino alla Morte, l’opportunismo perché la vittoria l’ha sopraffatta, e il riformismo perché ne aveva paura. In questa situazione, senza un’analisi del passato e l’autocritica è ovvio che rimarranno ancora più indietro.

Lo Sciopero della Fame fino alla vittoria sta continuando a mostrare la via.

Dove l’opportunismo e il riformismo non possono arrivare, questo Digiuno continua a mostrare al popolo e al Partito il modo di raggiungere il potere. Il Partito del Fronte marcerà lungo questa strada. La vittoria significa potere. Ogni vittoria è un passo verso la vittoria finale. Se c’è una deviazione dalla linea tracciata da queste vittorie, coloro che le hanno conquistare saranno traditi e, cosa più importante, la possibilità della vittoria finale sarà perduta.

Ciascuno dei martiri che hanno perso la vita durante lo Sciopero della Fame, è una speranza per il popolo, fonte di paura per il nemico e una strada battuta per i compagni. Una condizione per continuare al battaglia è creare nuovi quadri ogni giorno e aumentare il loro numero, affinché la rivoluzione possa essere portata alla vittoria. È l’obiettivo del Partito del Fronte continuare ad essere combattenti con lo Sciopero della Fame, per dare al popolo la speranza e causare paura tra il nemico.

Il DHKP-C significa vittoria.

La dirigenza, l’ideologia, i quadri e i combattenti del DHKP-C sono i guardiani della vittoria. Il DHKP-C continuerà a mostrare la strada verso la meta, andando verso la linea creata dai vincitori. Continuerà la sua marcia lungo la strada della vittoria finale.