“ANDIAMO INCONTRO ALLA MORTE CON LE ARMI IN MANO E I NOSTRI SLOGAN TRA LE LABBRA”

Il 16 e il 17 aprile 1992, i quartieri di Ciftehavuzlar, Üstbostanci, Erenköy e Sarayi Cedit, furono la sede di terribili massacri che il fascismo commise per paura e per panico, e videro un’eroica resistenza che terminò con un successo politico dei membri del Devrimci Sol.

Il massacro fu eseguito con un massiccio dispiegamento di forze e con un equipaggiamento tecnico e militare era molto sofisticato. Ma il loro comportamento era determinato dalla paura e dal panico. Non avevano nessun credo, nessuna convinzione.

Non sono stati capaci di oscurare l’eroica resistenza dei nosti compagni. La stampa e la televisione borghese, come parte attiva della propaganda oligarchica anti-rivoluzionaria, non è stata capace di silenziare gli spari, né la forte convinzione e l’eroica resistenza dei nostri membri che furono uccisi durante l’azione a Ciftehavuzlar il 16 e il 17 aprile 1992. E ALLA FINE FUMMO NOI A VINCERE.

Questo opuscolo comprende le ultime parole degli 11 membri di Devrimci Sol che morirono il 16 e il 17 aprile 1992. Trenta minuti dopo l’inizio dello scontro, informarono dell’operazione il presidente della TAYAD, Fatma SESEN, e la tennero aggiornata ora dopo ora, minuto dopo minuto.

Pubblichiamo la telefonata integrale e le biografie.

Riportiamo orgogliosamente le ultime parole dei nostri compagni SABO, EDA e TASKIN, pronunciate durante le telefonate ai loro amici prima che venissero uccisi dopo uno scontro durato 8 ore il 17 aprile 1992 nella loro base di Ciftehavuzlar.

Promettiamo di riportare le loro parole, pronunciate tra gli spari di proiettili e le bombe, che esprimono la forza, il coraggio e la determinazione dei lavoroatori e dei rivoluzionari.

I lavoratori e i rivoluzionari hanno il potere di ottemperare questa promessa. Questo è ciò che crediamo e che ci ripromettiamo di fare quindi…

LE ULTIME PAROLE

0.20 am

Voce di donna al telefono (SABO):

Ciao. Hanno circondato la nostra casa. Per mezz’ora. Sono nell’appartamento con due compagni. Li abbiamo tenuti sotto controllo per mezz’ora. Abbiamo bruciato tutti i documenti nel bagno. Non abbiamo dimenticato nulla. Presto inizieranno a sparare. Inizieremo a combattere. Incontreremo Niyazi, Apo and Haydar (*). Incontreremo i notri compagni che sono stati uccisi durante l’azione del 12 luglio (*). La compagna che è vicino a me vuole parlare con te.

EDA:

Moriremo come combattenti del Devrimci Sol, per il popolo turco. Stiamo molto bene. Siamo calmi. Anche noi accoglieremo la morte combattendo con il sorriso sulle labbra, come i nostri compagni il 12 luglio a Malatya (*) e Kizildere (*), resisteremo e moriremo.

VIVA DEVRIMCI SOL!

VIVA IL NOSTRO LEADER DURSUN KARATAS!

VIVA LE NOSTRE UNITA’ RIVOLUZIONARIE!

Addio. Amiamo molto te e il nostro popolo.

SABO:

Stiamo chiamando te perché tu sei il presidente della TAYAD (*). Vogliamo che pubblicherai sul tuo giornale per i lettori di tutto il mondo, quello che ascolterai e ciò che abbiamo da dire. Cerca… lascia l’appartamento e chiama… lascia questa linea libera. Chiama immediatamente. Hai avuto notizie di Sinan (*)? Chieidi di Sinan. Ascolta le notizie. Cerca di scoprire qualcosa. Aspetta un minuto…

Ripeto. La nostra casa è circondata. Li abbiamo tenuti d’occhio per mezz’ora. Abbiamo bruciato tutti i documenti, persino i passaporti. Gli spari inizieranno presto. Combatteremo. Moriremo come i compagni Hamiyet e Olcay (*) negli appartamenti e per le strade, come i compagni sulle colline vicino Malatya, con il sorriso sulle labbra. Combatteremo qui, come si addice ai combattenti del Devrimci Sol. Voi siete i nostri testimoni. Vogliamo che raccontiate questo al mondo nel vostro giornale. Tutto ciò che sentirete qui sarà registrato, parola per parola, e sarà trascritto. Vogliamo essere sepolti vicino ai compagni caduti il 12 luglio. Le nostre bare saranno coperte con la bandiera del Devrimci Sol. Il nostro popolo dovrà sapere ciò che sta accadendo. Aiutate le nostre famiglie e informatele. Devo chiudere ora, richiamerò presto. Tenete la linea libera.

1.20 am

SABO:

Avete saputo qualcosa di Sinan? Lo avete chiamato? Avete sentito i telegiornali? Stanno parlando di lui. Per favore tenete questa linea libera. Se dovete telefonare andate fuori.

(Dal telefono possono sentirsi degli spari)

Hanno iniziato, puoi sentire? Vuoi che chiuda?

Risposta:

-No.

SABO:

Bene…

(Sono udibili degli slogan:)

VIVA DEVRIMCI SOL!

ABBASSO IL FASCISMO! VIVA LA NOSTRA BATTAGLIA!

VIVA I MARTIRI DEL 12 LUGLIO!

VIVA LA NOSTRA RESISTENZA DI MALATYA!

VIVA KIZILDERE!

SABO:

Chiama… Dovete raggiungerli assolutamente.

(Si odono spari incessantemente)

Devo riagganciare ora.

2.30 am

SABO:

Hai avuto notizie di Sinan? Hai trovato qualcosa? Lo hai raggiunto…? Ci sono due numeri, potresti telefonare lì. Dicono che hanno ucciso Sinan.

(E’ udibile la voce di Eda)

EDA: (sparando alla polizia)

Non lo dovete toccare!

SABO:

I polizziotti stanno imprecando continuamente. Specialemente verso di me. Ma avranno la risposta che si meritano. Probabilmente puoi sentire. Quando sono venuti, hanno detto di essere della finanza. Hanno chiesto di parlare con “Madam Sabahat”.

(Si sentono spari e slogan, il campanello suona e stanno dando colpi alla porta)

VIVA LE UNITA’ ARMATE RIVOLUZIONARIE!

VIVA IL NOSTRO LEADER DURSUN KARATAS!

VIVA DEVERIMCI SOL!

SABO:

Abbiamo guardato dalla serratura e abbiamo visto i polizziotti in assetto antisommossa. Hanno detto che Sinan è morto. Dammi notizie di lui. E telefona dall’esterno. Ora sono sopra la nostra base, stanno cercando di fare un foro attraverso il soffitto.

(Spari, colpi sulla porta, e si può udire qualcuno gridare: “Puttane! Venite fuori! A destra, a destra!”…)

La voce di EDA:

Venite con i vostri blindati e i vostri cannoni, dai, venite. Dopotutto, siete persino spaventati dei nostri corpi. Ci ritroverete nei vostri sogni. Tremate di paura. Dai, venite! Non avete neppure il coraggio di mostrare le dita dei piedi. Non pensate di potervi nascondere. Siete nel torto. Se c’è un singolo buco, passeremo attraverso quello. Non sfuggirete alla giustizia del popolo. I nostri compagni vi puniranno.

(Ancora una volta giura essere la polizia)

La voce di SABO:

Avete centinaia di padri e di madri. Vostro padre è Bush e vostra madre Manukyan (*).

Siete dei ratti di fogna, nati e cresciuti lì.

(slogan)

VIVA LA NOSTRA GIUSTIZIA RIVOLUZIONARIA DEL POPOLO!

VIVA LE NOSTRE UNITA’ ARMATE RIVOLUZIONARIE!

VIVA DEVRIMCI SOL!

(molti spari sono udibili, stanno cercando di buttare giù la porta. Nel resto della telefonata, dicono costantemente: “Addio”)

SABO:

Stanno buttando del gas dal caminetto. Siamo al 12° piano. I poliziotti minacciano di buttarla dal dodicesimo piano per farla finita. Dicono che questo appartamento appartenga all’organizzazione. Provano a buttare giù la porta ma non ci riescono. La porta è blindata. Hanno fatto un grande buco nella porta.

(si sentono spesso spari)

Addio. Vado ad aiutare i miei compagni.

(ancora spari e slogan)

VIVA DEVRIMCI SOL!

VIVA IL NOSTRO LEADER DURSUN KARATAS!

VIVA IL CAMERATISMO TRA I CURDI E IL POPOLO TURCO!

LA BATTAGLIA DEI CURDI E DEL POPOLO TURCO ABBATTERA’ IL FASCISMO!

SABO:

Abbiamo fortificato la barricata, non possono aprire la porta. Un compagno è stato ferito al braccio. Hanno detto che hanno ucciso Sinan. Dimmi come sta. Chiama… chiedi dello “Zio”. Gli amici capiranno. I poliziotti stanno parlando di un appartamento e hanno menzionato i nomi di Sinan e Günes. Hanno detto che hanno attaccato molti appartamenti. Devi raccogliere informazioni e ascoltare le notizie.

(spari e slogan)

SABO:

Adesso i polizziotti stanno preparando gli esplosivi. Stiamo bene, siamo calmi.

(E’ posssibile sentire le imprecazioni della polizia e le risposte dei compagni)

Sbocceremo come rose rosse in tutto il paese.

La voce di EDA: La bandiera del Devrimci Sol sarà issata su tutto il paese.

(parole della polizia su Sinan e improperi che non sono perfettamente decodificabili)

La risposta:

Non devi toccare Sinan! I nostri compagni ti puniranno. Niente vi può salvare!

SABO:

Penso e voglio aiutare i miei compagni. Mi sforzo. Non so come ci hanno trovato. Non lo so – ma quando ero fuori questa mattina, tutto sembrava regolare. Sono passata… ma non ho notato niente lì. E’ accaduto tutto oggi. Sto pensando e cercando di capire quale potrebbe essere la ragione, ma non ho idea. Abbiamo bruciato tutti i documenti. Comunque abbiamo una lattina piena d’olio qui. Abbiamo bruciato tutti i documenti e il denaro. Non gli vogliamo lasciare niente. Scusate abbiamo ancora qualcosa nelle nostre tasche, non le avevamo controllate. Abbiamo bruciato tutto, non è rimasto nulla. Vogliamo che tu lo dica. Non c’è niente ora.

(spari e slogan)

Ascolta, non ci sono compagni qui. Compagni valorosi, hanno combattuto molto bene.

(Slogan e spari da MP-4 e G-3)

La voce di EDA: Il mio popolo – non credergli, loro mentono… (il resto è intellegibile)

SABO: Le persone lì fuori sono dalla nostra parte. Eccetto una donna. Le abbiamo dato la risposta appropriata. Devi informare i giornali e far mandare i giornalisti qui. Voglio vedere i miei amici. Manda le madri della TAYAD. Il nostro indirizzo: vicino all’Istituto Meteorologico a Göztepem, parallela di Bagdad Street, nel palazzo di Karasy high-rise. Lo capirai appena arrivi dalle cospicue forze di polizia dispiegate.

(ad ogni intervallo del dialogo lei dice “Addio”, sono udibili spari e slogan)

Sono ferita al braccio, un colpo che mi è passato attraverso. Ma posso continuare a sparare. Stanno cercando di far esplodere il muro del bagno.

(esplosioni e slogan)

Stanno cercando solo di fare un piccolo buco nel muro. Lo stiamo fortificando.

(si può sentire come trascinano i mobili)

Sanno esattamente che sono qui. Dicono di aver ucciso Sinan. Parlano di un appartamento a Ikizler. Giusto – è lo “Zio”! Ascolta le notizie e tienimi informata. Sto pensando a come posso aiutare i miei compagni. Come è accaduto e come si sta sviluppando, non lo so. Questa mattina, sono passata e tutto era “pulito”. Questa mattina andava tutto bene, cosa è successo dopo non lo so.

(il suo interlocutore le ha detto che ha parlato con la stampa, ma non ha sentito la radio della polizia. Lei ha detto che ha capito che la polizia ha attaccato due appartamenti, tre persone sono rimaste uccise, tra loro anche Sinan, nell’altro appartamento c’è un morto.)

SABO: Siamo calmi, stiamo bene. Combatteremo fino all’ultima goccia di sangue.

(E’ possibile sentire che stanno imprecando contro la polizia)

La voce di EDA: Venite dentro con i vostri blindati e i vostri cannoni, codardi!

(ancora imprecazioni della polizia e le risposte)

Ratti di fogna! Siete solo capaci di pensare col cazzo!

(gli spari diventano più frequenti)

SABO: Come i compagni del 12 luglio e coloro che sono morti sulle colline vicino a Malatya che hanno avuto una morte onorevole, anche noi andiamo con orgoglio incontro alla morte come Hamiyet e Olcay… voglio raggiungere i miei compagni.

(frequenti spari e slogan)

VIVA DEVRIMCI SOL!

VIVA LA RESISTENZA DEL 12 LUGLIO!

VIVA KIZILDERE!

VIVA DURSUN KARATAS!

VIVA LA NOSTRA RESISTENZA!

VIVA LA NOSTRA RESISTENZA! ABBASSO IL FASCISMO!

VIVA DEVRIMCI SOL!

VIVA LA NOSTRA RESISTENZ DI GÖZTEPE! (*)

6.45 am

(Da questo momento non risposero spesso al telefono. Per rispondere al telefono dovevano strisciare sul pavimento. Più tardi Sabo rimase ferita alla gamba. Quasi dopo un’ora, si trovarono a parlare con la gente per strada. Le loro voci non sono ben udibili, si sentono in lontananza.)

(l’ultima telefonata)

SABO: Andiamo incontro alla morte con le nostre armi in mano e gli slogan sulle nostre labbra. Manda i miei saluti a mio marito e al leader, il leader di Devrimci Sol. Voglio che mandi i miei saluti a tutti i compagni. Addio…

(molti orribili spari e cartucce che cadono)

7.15 am

(il rumore degli spari è terribilmente forte, è come se stessero sparando centinaia di persone. Le loro voci non sono più udibili, c’è solo il rumore degli spari)

7.25 am:

(la linea è interrotta…)

LE LORO VITE

SABAHAT KARATAS (SABO)

(1953 – …)

NEI SUOI 22 ANNI COME RIVOLUZIONARIA, HA LAVORATO CON SUCCESSO PER 14 ANNI IN CLANDESTINITA’

Figlia di una povera famiglia Curda. Ha trascorso la sua infanzia a Nusaybin, Diyarbakir. Nel 1970 iniziò gli studi di filosofia presso la facoltà di Lettere di Istanbul. Era un’attivista membro del DEV- GENÇ. Lavorava in una fabbrica mentre studiava. Lei era leader dei lavoratori. In tutte le fabbiche dove lavorò, venne eletta come membro della commissione dei rappresentanti di fabbica. Fino al 1976 ha lavorato allo IYÖD (Istanbul College Society). In questi anni lavorò tra gli operai e cercò di organizzarli. Nello stesso periodo lavorò insieme ai giovani del DEV-GENÇ. Era rispettata da tutti e molto conosciuta e apprezzata. Nel 1976 fondò il DKD (Società delle donne rivoluzionarie) con le sue amiche e lavorò in questo comitato. Organizzò le donne nel Gececondus e nelle fabbriche.

Dopo la fondazione di DEVRIMCI SOL, entrò in clandestinità. Da quel momento fu una rivoluzionaria esemplare, con nome in codice “SABO”.

Dopo il colpo di stato del 12 settembre, la giunta fascista e i suoi copli contro l’organizzazione, non sono riusciti a destabilizzare la sua rislutezza. Ritiro, disperazione e paura erano estranei alla sua natura. Continuò a lavorare con le masse nel Gececondus e diventò leader del popolo.

Nel 1982 ricevette nuovi compiti grazie al suo modo risoluto e al suo consistente e instancabile modo di lavorare. Nel 1983 fu eletta nella commissione centrale del Devrimci Sol. In quell’anno la battaglia dovette continuare a discapito dei tradimenti, della rassegnazione, della disperazione e delle intimidazioni. Ma Sabo non ha mai esitato. Nonostante tutte le difficoltà dimostrò e insegnò alle persone intorno a lei che la lotta doveva essere perpetrata, se necessario con la vita. È dovuta fuggire a causa della polizia. È dovuta rimanere la notte fuori, con i documenti dell’organizzazione in una borsa. Alcuni giorni è dovuta andare armata a riunioni molto pericolose, in altri giorni ha dovuto correre in giro per organizzare diverse azioni, per trovare persone che si occupassero degli svariati compiti. Ma non ha mai pensato solo a se stessa, non ha mai detto: “Non sono affari miei”.

Non ha mai pensato di potersi ammalare e spese completamente le sue forze per la causa, fino alla fine. Qualche volta è stata ritrovata svenuta in strada, ma lei non ha mai detto: “Sono malata, avrei bisogno di riposare”. La sua organizzazione e i suoi compagni sono sempre stati più importanti di lei.

Sì, Sabo è stata una lavoratrice per la rivoluzione. Per lei non c’era differenza tra i grandi o i piccoli obbiettivi. Per lei non c’era altra vita se non quella da spendere per la rivoluzione. Era una persona che prendeva molto seriamente il lavoro di rivoluzionaria all’interno del DEVRIMCI SOL e si identificava con il partito.

Era un’ottima organizzatrice di masse. Rimaneva sempre impressa in ognuno che le parlava e li mobilitava per la battaglia. La classe operaia di Gecekondus ad Istanbul la conosceva molto bene. Per loro Sabo era un’amica disinteressata e una rivoluzionaria instancabile che aveva sempre tempo per tutti. Una notte era con i compagni, l’altra notte la trascorreva con le persone di Gecekondus e palrava con loro delle battaglie politiche, come se fosse una di loro.

Le strade di Istanbul hanno conosciuto Sabo molto bene. E lei conosceva la città come le sue tasche. Per questo fu capace di scrollarsi di dosso di volta in volta, gli aguzzini che le erano alle calcagna.

La compagna Sabo era una combattente del DEVRIMCI SOL. Era una specialista nel lavoro clandestino. Era disciplinata, ha sempre adottato le regole necessarie e combattuto ogni sciatteria. Anche se pensava che una decisione fosse sbagliata, ha sempre obbedito. Ma ha sempre criticato drasticamente le decisioni che non condivideva.

La nostra Sabo è stata molto coraggiosa. Pulì molti posti e molti appartamenti dopo l’arresto dei compagni, così che potessero essere prevenuti nuovi arresti. Nel corso di questo, incontrò i torturatori molte volte, ma grazie ai suoi nervi saldi riuscì sempre a fuggire da loro. Durante i suoi 22 anni di vita rivoluzionaria, 14 li visse da clandestina, e a discapito delle difficoltà e delle molteplici esigenze che comportava questo stato di cose, adempì il suo lavoro sempre con successo. Il fatto che non fu mai arrestata, non era dovuto al fatto che lo evitasse. Lei era sempre in strada a portare avanti i suoi compiti, ma ha sempre rispettato le regole della clandestinità. È per questo che è diventata una leggenda. Se i fascisti non sono riusciti a trovarla, e non furono capaci di identificarla correttamente fino al 17 aprile, è stato grazie al suo comportamento.

Secondo le persone che la conoscevano, Sabo era una compagna di valore e disciplinata, una vera amica. Dozzine di persone sono orgogliosi di essere stati educati da lei. Molte persone andavano da Sabo per parlarle dei propri problemi perché credevano in lei. Ha dato tutto alle persone che hanno vissuto e lavorato insieme a lei. È stata un leader del DEVRIMCI SOL.

La compagna Sabo era sposata. Anche in questo ambito è stata esemplare. Questa relazione, piena di amore e di affetto, è stata parte della sua vita rivoluzionaria. L’ha gestita molto attentamente e le persone che hanno lavorato con lei non hanno mai saputo chi fosse suo marito fino a quando la stampa borghese non lo scrisse dopo la sua morte.

Visse come un esempio per la “Nuova Umanità” della società che stiamo costruendo.

Una vita come quella di Sabo, che combatte sempre senza compromessi contro il tradimento, la ritirata e due pesi e due misure, non può che finire in questo modo: “Mai, in nessuna condizione, mi otterranno senza resistenza”. Questo è esattamente ciò che è stato. Tutto il mondo l’ha potuta vedere sotto la bandiera del DEVRIMCI SOL, che simboleggia la soluzione rivoluzionaria della fede nel socialismo, provocando il nemico, sparando contro di loro con EDA e TASKIN: “Venite se ne avete il coraggio”, con un arma in mano e nell’altra il segno della vittoria. In una telefonata, durante la battaglia, disse ad un amico: “Siamo tranquilli, stiamo bene. Combatteremo fino all’ultima goccia di sangue”. Fcendo questo Sabo, Eda e Taskin hanno mostrato il loro coraggio nella risolutezza, che hanno reso i fascisti spaventati e stretti dal panico.

Compagna Sabo, loro non hanno avuto il coraggio di guardarti apertamente negli occhi. Fino ad oggi nessuno sfruttamento di classe è stato capace di trovare un’arma che potesse silenziare gli slogan di DEVRIMCI SOL. Questo è stato ciò che ci ha fatto coraggio e che ha provocato gli assalti. Non hanno trovato un’arma contro la tua dignità e li hai umiliati. Si sono nascosti e hanno aspettato fino a che le bombe ti hanno messo fuori uso. E anche quando sei morta, non sono stati capaci di deporre le loro pistole. Distruggendo le tue mani, hanno voluto superare la loro paura.

Le tue ultime parole, Sabo, sono sufficienti a condensare tutta la tua vita e la tua battaglia: “Stiamo abbracciando la morte con le armi in mano e gli slogan sulle labbra. Saluta mio marito e il leader, il leader di DEVRIMCI SOL. Voglio che mandi i miei saluti a tutti i compagni. Addio!”. Quando hai pronunciato queste parole eri piena di speranza, consapevolezza e certezza. Addio anche a te, Sabo, eroina coraggiosa. Riposa in pace, se lasceremo la via della rivoluzione saremo dei traditori. Diventeremo più forti grazie alla tua eroica resistenza. Per noi e per il popolo, ora tua sei un indiementicabile eroina della rivoluzione. Bene, compagna Sabo, hai portato a termine con successo il tuo compito, anche quest’ultima volta. Ciò lo hai dimostrato pensando prima ai compagni e all’organizzazione e non lasciando ai nemici niente che potesse essere usato contro di noi. Con i tuoi 22 anni di vita rivoluzionaria e il tuo esempio di resistenza, ci hai lasciato una grande eredità. Sei stata una rivoluzionaria e una moglie esemplare. Sei stata una combattente valorosa del DEVRIMCI SOL. La tua resistenza, insieme a quella di EDA e di TASKIN, con un’arma in mano e nell’altra il segno della vittoria, sono penetrati nelle nostre coscienze come una parte importante della nostra storia rivoluzionaria.

Non dimenticheremo mai e non disoroneremo mai la compagna Sabo, membro della Commissione Centrale del DEVRIMCI SOL, che cadde il 17 aprile 1992 alle 7:25 in un’eroica resistenza.

(*) Gecekondu: complesso di case costruite in una notte sul suolo pubblico. Secondo la legge turca, tali proprietà passate inosservate durante la notte sono diventate proprietà privata.

SINAN KUKUL

(1956-…)

E’ STATO UN LEADER CHE NON HA DESISTITO A DISCAPITO DELLA PRIGIONE E DELLA TORTURA…

Figlio di una famiglia dei Laze (*) di Trabzon/Besikdüzü. Nel 1974 andò ad Istanbul dove conobbe la resistenza rivoluzionaria e il DEV-GENÇ al collegio tecnico. Divenne uno dei leader del DEV-GENÇ. A quel tempo, quando la IYÖD (La Società dell’Università di Istanbul) del DEV-GENÇ era legale, fu eletto come presidente. Dopo che IYÖD fu messa al bando, si fece artefice della costruzione e della fondazione del centro di organizzazione giovanile, il DEV-GENÇ di Istanbul, e ne divenne il primo presidente.

Dopo il 1974 giocò un importante ruolo nello sviluppo e nella crescita dell’organizzaizone contro l’opportunismo e il fascismo. Era nel quadro di comando, che sviluppò costantemente nuove tattiche e definizioni per rafforzare l’organizzazione. Era un insegnante. Molte volte era sufficiente terminare una discussione e risolvere un problema dicendo: “Ho parlato con Kukul, lui la pensa in questo modo”. Era un militante. Prese parte a tutte le missioni del DEV-GENÇ. Non si è mai risparmiato trincerandosi su una torre d’avorio. Molti potevano vedere Sinan combattere contro i fascisti davanti le scuole e nelle strade in prima linea. Queste sue capacità lo portarono a far parte del quadro di comando del DEV-GENÇ.

Ebbe un importante ruolo nella battaglia contro l’opportunismo dentro DEVRIMCI YOL e nella formazione del DEVRIMCI SOL. Fu una delle persone che maggiormente contribuì alla nuova struttura che faceva riferimento alla tradizione del THKP- C.

Il compagno Sinan ha discusso, parlato e convinto. Con queste capacità, in ogni riunione e in ogni assemblea, ha messo a tacere le forze dell’opposizione e i suoi nemici.

Spesso incontrò i carnefici. Durante la sua militanza nel DEV-GENÇ ha partecipato alle occupazioni dei condomini, delle società, delle scuole, agli scontri per strada ecc. ed è stato frequentemente arrestato. Ha lasciato le prigioni con la stessa forza con cui vi è entrato. Durante uno degli arresti aveva molti documenti e soldi con sé. Anche se non è mai stato accusato di nulla, è stato arrestato. Dopo tre mesi nella prigione militare di Alemdag fu scagionato dall’accusa di colpo di stato del 12 settembre. Dopo il colpo di stato divenne membro del Comitato Centrale, dove continuò la lotta contro il colpo di stato e il fascismo. Nel dicembre 1980 venne nuovamente arrestato. Nonostante un mese di torture non tradì i suoi compagni e la sua organizzazione. Rimase in carcere per dieci anni e anche in questo periodo continuò a combattere. Dovette trascorrere la sua pena detentiva a Davutpasa, nella prigione militare di Metris, a Sagmalcilar fu messo in isolamento, e in seguito lo trasferirono nella sezione di Bayrampasa. Tuttavia, egli continuò a far parte della lotta, ad essere un organizzatore e un leader.

Durante il periodo di detenzione, continuò a studiare e a supportare moralmente i suoi compagni di cella, aiutandoli e educandoli politicamente e ideologicamente.

Dopo il coplo di stato del 12 settembre, il nostro movimento diventò più forte e fu ben accolto dal popolo.

Nella battalgia contro il fascismo, il revisionismo e il riformismo, Sinan svolse un ruolo molto importante. Ebbe un ruolo trainante anche nell’elaborare una difesa politica dei prigionieri contro il fascismo: “Siamo nel giusto, vinceremo!”. Si è completamente impegnato nella preparazione della sua dichiarazione per il caso, dalle discussioni alla pubblicazione. Il suo comportamento rivoluzionario contro i dipartimenti e gli uffici dell’oligarchia furono esemplari per lo spirito dell’organizzazione. Agì e parlò come un rivoluzionario coraggioso di fronte ai giudici, ai generali e agli aguzzini, con la sua attitudine a forzarli ad ascoltarlo.

Dopo che fuggì di prigione il 20 gennaio 1990, ricominciò il suo lavoro nella Commisione Centrale. In questo periodo la nostra battaglia fece molti progressi e Sinan, come appartenente al quadro dirigente, contribuì molto per questo. Fin dall’inizio diede un apporto molto importante all’organizzazione. Era lo “Zio” del DEVRIMCI SOL. Aveva un cuore tenero, amabile e felice: questo era fondamentale nel relazionarsi con il popolo. Coloro che pensavano che avrebbe potuto trarre vantaggio dalla sua bontà sbagliarono sempre e si scontrarono con brutte sorprese. Perché era ostinato, come si dice dei Laze, e quando ha combattuto per gli interessi dell’organizzazione, è stato in grado di distruggere ogni cosa in modo che i suoi avversari dovessero cercare un posto dove nascondersi.

Il 6 marzo 1986, di fronte alla 2° Corte Marziale, nella dichiarazione “Sei anni di orgoglio e di battaglia politica per l’identità” disse: “Molti dei nostri sono stati uccisi o sono rimasti paralizzati per le torture (…), ma non ci lamentiamo. Sappiamo che dobbiamo pagare quel prezzo e che lo dovremo pagare in futuro. (…) La nostra battalgia risolutiva, la nostra resistenza, la nostra forza, è diretta a una Turchia libera e democratica, questa è la sorgente del nostro orgoglio.”

Nella notte del 16 aprile offrì una resistenza orgogliosa ed esemplare contro i fascisti assassini e fu ucciso in battaglia. Come componente del quadro dirigente del DEVRIMCI SOL era conscio che stavano pagando il prezzo della resistenza e che sempre lo avrebbero pagato. Quando cadde aveva gli slogan della nostra organizzazione e della rivoluzione sulle sue labbra. Con la sua resistenza il compagno Sinan diede uno schiaffo al fascismo e aumentò la nostra forza. Il compagno Sinan prenderà il suo posto nella storia della rivoluzione come fonte del nostro orgoglio.

ORA IL DEVRIMCI SOL E’ DIVENTATO ANCORA PIU’ FORTE. RIPOSA IN PACE, COMPAGNO SINAN. MOLTI SEGUIRANNO LE TUE ORME…

FAZIL ERCUMENT OZDEMIR

(1954-….)

UN COMBATTENTE CHE NON SA COSA SIA LA STANCHEZZA, UN LEADER

Il compagno Fazil, che si iscrisse nel 1974 all’ITU (Università Tecnica di Istanbul) e iniziò la battaglia rivoluzionaria lì, discendeva da una povera famiglia georgiana di Adapazari. Grazie alle sue qualità di comando,divenne il leader dei givani di Istanbul. Divenne un membro della prima commissione IYÖD (Associazione delle Scuole Superiori di Istanbul) fondata nel 1976. Il compagno Fazil, che ha padroneggiato tutti i compiti, sia come attivista che come funzionario all’interno del movimento giovanile, ha anche confermato le sue qualità di leader tra i lavoratori e le organizzaizoni di quartiere fin dal 1977.

Dopo la fondazione del Devrimci Sol, entrò in clandestinità e assunse funzioni esecutive. Prima del 12 settembre fu anche il responsabile della regione di Aegian. Dopo il 12 settembre fu ammesso nella Commissione Centrale e divenne responsabile della sezione armata. Durante la battaglia contro il fascismo del 12 settembre fu arrestato nel marzo del 1981.

Fazil è uno dei compagni della nostra organizzazione che ha avuto una personalità versatile. Il compagno Fazil è stato un rivoluzionario che leggeva molto e che cercava di convincere il popolo, ed era molto capace nelle discussioni. Non laciava mai la sua arma. Con la sua personalità, che non vedeva l’essere rivoluzionario come unilaterale, incarnava le qualità del membro esemplare del Devrimci Sol.

Molte volte cadde nelle mani dei carnefici. Durante il periodo in cui era ricercato, fu fermato nel 1979 e sospettato di portare con se un documento di identità falso. È stato tre mesi nella prigione militare di Salimiys sotto questa falsa identità. Dopo che fu rilasciato tornò con vigore alle sue mansioni.

Dopo l’arresto, sulla scia del colpo di stato del 12 settembre, è stato giudicato con cinque dei suoi compagni in un processo che è diventato noto come caso ERIM-DIKLER-Trial (*). Lui e i suoi cinque compagni sono stati condannati a morte per il presunto “crimine”. Questo processo, basato su prove false e per motivi politici, non aveva assolutamente nulla a che fare con la legge e le procedure giudiziarie, e la giunta non ha mai voluto che lo fosse in realtà. La giunta voleva avere degli ostaggi del Devrimci Sol per usarli come veicolo nella loro politica di intimidazione e di minacce. Tuttavia, già dal primo giorno, si sono dovuti rendere conto di che tipo di roccia avevano colpito. Il compagno Fazil e i suoi amici, in risposta al metodo del processo, hanno mantenuto la calma e hanno fatto risuonare in aula gli slogan di DEVRIMCI SOL.

Come i suoi compagni, Fazil visse per anni nei sotterranei sempre con il cappio intorno al collo. Ma la minaccia dell’esecuzione e gli appelli al pentimento, non lo allontanarono mai dalla lotta e dalla resistenza. Aveva già deciso cosa avrebbe detto e quali slogan avrebbe gridato sulla forca, e per dieci anni non li ha dimenticati per un momento. Per dieci anni non ha mai perso di vista il nuovo set di biancheria intima che voleva indossare quando sarebbe andato al patibolo. Andare al patibolo sarebbe stato un atto rivoluzionario per lui, come lo era per i suoi compagni, e sapeva che avrebbe dovuto andarci con la dignità di un membro del Devrimci Sol. La giunta ha colto ogni occasione per minacciare il nostro movimento dicendo: “Se non vi comportate bene, impiccheremo questi ostaggi”. Ma il nostro movimento non si è mai fatto influenzare e non ha mai rinviato ciò che era necessario per la lotta, né Fazil e i suoi compagni si sono fatti ostacolare. Hanno dato la migliore risposta che un rivoluzionario potrebbe dare alle minacce della giunta: “Siamo pronti a morire per il nostro popolo e per il nostro movimento. Ma sei pronto anche tu (per ucciderci)?”. Hanno annullato tutte le minacce del fascismo con i loro slogan gridati da dietro le sbarre.

Fazil fu un membro del Devrimci Sol che fece della resistenza la sua vita. Con il cappio al collo, visse come un rivoluzionario contro tutti i tipi di attacchi, minacce, richieste di pentimento, desiderando sempre una lotta spietata.

Dopo la nostra mobilitazione per la libertà all’inizio del 1991, il suo desiderio è stato esaudito. Dopo aver ricevuto l’addestramento militare in Medio Oriente, è tornato in patria nell’autunno del 1991 come comandante delle Unità Armate Rivoluzionarie (SDB) della nostra organizzazione. Ha progettato, organizzato e diretto un buon numero di azioni di successo. E ha inciso il messaggio “Ce la faremo” nella mente dell’organizzazione e ha lavorato con tutte le sue energie alla formazione, allo sviluppo e all’ampliamento dell’SDB. Ha continuato con successo i suoi compiti fino alla fine. Nella notte del 16 aprile ha mostrato una resistenza esemplare contro il nemico che aveva circondato la sua base, e ha abbracciato la morte con gli slogan del Devrimci Sol. La sua morte confermò le ultime parole che pronunciò durante il processo, dopo la condanna a morte: “Ci sentiamo onorati di dare la nostra vita in questo modo. (…) Lunga vita alla lotta di liberazione dei popoli della Turchia sotto la guida di DEVRIMCI SOL, lunga vita a DEVRIMCI SOL!

Il compagno Fazil ha terminato la sua vita come membro del Devrimci Sol, una vita piena di militanza, organizzazione, lavoro con il popolo, attività militari, resistenza, piena di dignità anche in prigione e in esilio. Questa dignità appartiene a tutti noi.

CON TE, SIAMO PIU’ FORTI NELLE NOSTRE AZIONI, LE NOSTRE UNITA’ ARMATE RIVOLUZIONARIE SONO PIU’ DETERMINATE, PIU’ EROICHE.

RIPOSA IN PACE! FAREMO PENTIRE I TUOI ASSASSINI PER AVERTI UCCISO…

*Erim: ex Primo Ministro

*Dikler: ex Capo della polizia di Istanbul, responsabile della polizia politica. Entrambi sono stati puniti con la morte dal DEVRIMCI SOL.

HAMIYET YILDIZ

(1969-….)

“NON HO MAI FATTO UNA DICHIARAZIONE”

Il 1° dicembre 1989, la Scuola di Stampa e Pubblicazioni dell’Università di Istanbul è stata perquisita dai fascisti civili (“Lupi grigi”). Un membro di DEV-GENÇ contrastò l’intenzione del fascista di appendere un poster nei caffè. Così è iniziata l’opposizione contro le attività fasciste. La scuola è occupata lo stesso giorno per protestare contro gli attacchi e la cooperazione tra fascisti, polizia e amministrazione.

Questa coraggiosa e determinato membro del DEV-GENÇ, che si oppone da sola ai fascisti, senza esitare un momento, e che inizierà quella che è nota come “Resistenza del 1° dicembre”, è Hamiyet.

Tutti i membri del DEV-GENÇ conoscono Hamiyet, figlia di una famiglia contadina dell’Adapazari/Kaynarca, come una donna dalla personalità pura, aperta, amabile e coraggiosa. Fu una rivoluzionaria esemplare che plasmò la sua vita secondo le necessità della battaglia rivoluzionaria. Le poche parole di Hamiyet possono condenzare la sua vita: “La mia famiglia, i miei amici, i miei affetti… il mio tutto è DEVRIMCI SOL”.

Per Hamiyet tutte le difficoltà, tutti i sacrifici e tutte le fatiche avevano un significato. Perché lei ha fatto tutto questo per la lotta, per il movimento rivoluzionario. Hamiyet ha affermato che la lotta rivoluzionaria ai suoi occhi era: “L’espressione della liberazione del popolo, il coraggio e il sacrificio, e il persistente credo nel socialismo.”

Hamiyet era una rivoluzionaria cosciente del fatto che il modo per ottenere il migliore e il più importante tipo di autocontrollo nella lotta rivoluzionaria è confrontando i propri obiettivi e l’energia che si spende per essi.

Ci sono stati dei periodi in cui anche lei ha detto: “Vedo che non sono abbastanza brava, nonostante tutte le energie che spendo”. Se ne è resa conto prima di tutti gli altri e si è corretta. Oggi ci ha lasciato una vita rivoluzionaria, che onoriamo e di cui siamo orgogliosi.

Hamiyet rimase impassibile davanti ai carnefici. Ha continuato la sua vita rivoluzionaria in prigione, dove è stata due volte, e ha partecipato con tutte le sue energie alla lotta contro il regime di coloro che le avevano strappato la libertà. Il 9 aprile 1992, Hamiyet incontrò ancora una volta i torturatori a Smirne, e questa volta li fece fuggire. Perse la sua breve ma onorevole vita durante un’azione rivoluzionaria, combattendo per ore, fino all’ultimo proiettile. Era una combattente eccezionale per la rivoluzione. Continuerà a vivere.

EDA YUKSEL

(1962-….)

VENITE SE NE AVETE IL CORAGGIO!

Eda era figlia di un dipendente pubblico a Borcka, Artvin. Completà la scuola superiore e l’università ad Istanbul. Venne in contatto con la battaglia rivoluzionaria durante la scuola superiore e fu una sostenitrice del DEV-GENÇ per tutti i suoi anni di studi. Quando lavorò come ingegnere, terminati gli studi, si avvicinò ancora di più al movimento. Continuò la sua battaglia rivoluzionaria all’interno dell’Associazione degli Ingegneri Elettronici (EMO) e prese posizione nella commissione dirigente dell’associazione. Ad ogni modo, non limitò la sua battaglia al campo che le era pertinente. Negli anni ’89-’90 non era raro assistere alla sua presenza in un luogo o nell’altro, sempre nel svolgere qualche attività.

Quando le fu chiesto di entrare in clandestinità, lo fece senza nessuna esitazione. Si è assunta il compito di creare una base operativa per il movimento. Non ci si poteva aspettare nient’altro da Eda. Voleva essere una rivoluzionaria. Non faceva distinzione tra piccoli e grandi compiti. Per lei era motivo di preoccupazione fare ogni lavoro nel miglior modo possibile.

Era lontana dal concetto piccolo-borghese che si aspetta sempre una ricompensa per il lavoro svolto. Nella sua relazione per il momento scrive: “Anche quando non ho un posto dove dormire, vestiti da indossare, pane da mangiare, sono in grado di vivere in tutte le condizioni e di svolgere i miei compiti”. La sua attività è risultata di conseguenza sempre fruttuosa.

La compagna Eda era industriosa, piena di energia e continuava a maturare costantemente. Non è mai stata vista inattiva. Ad ogni problema che ha dovuto affrontare con la gente, non ha mai fatto una distinzione tra uomo e donna, guardava tutti attraverso gli occhi di un rivoluzionario.

Chi lo sapeva, non si è mai sorpreso di vederla riparare una porta rotta con un martello, alla ricerca di un connettore allentato in un circuito con un voltmetro o di una batteria enorme. Era una donna tenera e compassionevole che sapeva come mantenere alto il suo entusiasmo, incoraggiava i suoi compagni nei momenti più difficili. Ha combattuto ogni tipo di pessimismo. Ha condiviso tutto con i suoi compagni e ha insistito su questo. È stata rapidamente in grado di formare relazioni con le persone ed è stata un’ottima organizzatrice grazie alla sua personalità fiduciosa e aperta.

Eda svolse i suoi compiti nella piena consapevolezza che stava rischiando la morte e che la base della milizia non sarebbe mai stata lasciata al nemico senza resistenza e lotta. Sapeva di dover difendere la base contro il nemico, e lo ha fatto.

Combattè con i suoi compagni e si assicurò che nulla di utile potesse finire nelle mani del nemico.

La sua morte ha dato ancora più importanza alla nostra lotta, l’ha rafforzata.

Rappresentava un motivo di paura per i suoi nemici, ma per i suoi amici divenne un termine di paragone.

Eda combattè fino alla mattina contro gli assassini fascisti come si addiceva al suo instancabile, infaticabile e insopprimibile atteggiamento e alla sua determinata personalità.

Insieme ai suoi compagni Sabo e Taskin non ha smesso di sventolare la nostra bandiera e ha gridato gli slogan di DEVRIMCI SOL di fronte a centinaia di assassini. Alle 7.25 del 17 aprile, è caduta con i suoi compagni Sabo e Taskin. Dobbiamo continuare a commemorarla e non dimenticarla mai, facendo il segno della vittoria di fronte a decine di armi e gridando “Venite se ne avete il coraggio!”

TASKIN USTA

(1962-….)

UN CUORE RIVOLUZIONARIO INESPUGNABILE…

Figlio di una povera famiglia di Gümüshane. Ha trascorso tutta la sua vita lavorando e producendo. Dopo il 12 settembre ha cominciato a simpatizzare con DEVRIMCI SOL, anche se aveva rapporti con un altro gruppo politico della zona in cui viveva, e alla fine ne è diventato membro.

Taskin era un compagno che offrì al movimento tutti ciò che aveva, destinava al movimento tutte le sue ricchezze materiali, si sacrificava e si dedicava alla causa. Se avesse voluto, avrebbe potuto acquisire una buona posizione nel sistema capitalistico, ma ha scelto la rivoluzione.

Fu assegnato ad una importante base operativa del moviemento. Supplì a tutti i tipi di necessità della base, qualche giorno trasportava cibo, qualche giorno era un autista. Non esitò mai ad assumersi grandi rischi. Conosceva l’importanza della base, e fece una vita di grandi sacrifici e di dura disciplina per essa, affinchè non cadesse nelle mani del nemico. Lavorò con stoicismo, integrità e perseveranza di fronte alla difficoltà di proteggere la base.

Fu devoto al popolo e alla rivoluzione bruciando tutti i documenti segreti che l’organizzazione gli aveva affidato e gridando gli slogan socialisti in faccia al nemico.

Mentre i suoi compagni Sabo ed Eda bruciavano i documenti, lui continuò con freddezza la lotta contro i fascisti. Alzò le barricate e chiuse tutte le fessure che si aprivano. Sono caduti dopo ore di combattimenti, di resistenza e dei loro ultimi messaggi al nostro popolo e con la pace nelle loro coscienze per aver portato a termine il loro compito di rivoluzionari.

Taskin fu uno degli eroi dell’incrollabile resistenza di Ciftehavuzlar. Seguiremo le tracce della sua onorevole vita, piena di resistenza.

Non lo dimenticheremo mai!

SATI TAS (KILIC)

(1963-…)

MAI SACRIFICARSI, MAI EROICO

La compagna Sati, figlia di una famiglia povera di Corum, fu una rivoluzionaria che difendeva l’onore della professione infermieristica e che cercava di risolverne i problemi. Non ha separato i problemi della sua professione dalla struttura economica, politica e sociale della Turchia e ha cercato di conquistare gli operatori sanitari indirizzandoli verso la lotta rivoluzionaria. Insieme alle infermiere e alle sue amiche, lavorò con successo per trasformare la filiale di Istanbul dell’Associazione Turca degli Infermieri (che era un club femminile borghese) in un club rivoluzionario. È stata eletta nel comitato direttivo dell’Associazione turca degli infermieri e ne ha assunto la carica di vicepresidente.

Il primo maggio del 1989, Sati era tra coloro che erano scesi per le strade e nelle piazze. Quelli che hanno ucciso Mehmet Akif Dalci, l’hanno arrestata e torturata. La compagna Sati, che sconfisse la tortura e conobbe meglio i rivoluzionari in prigione, si adoperò per eliminare le sue lacune in quel periodo. Ha anche difeso la resistenza del 1° maggio in tribunale. Nel suo discorso per la difesa ha detto contro il fascismo aggressivo e il carattere misantropo: “Quale poliziotto è in grado di fasciare le ferite che curo io? Le infliggono piuttosto, si occupano delle ferite con le scosse elettriche. (…) Chi darà i farmaci ai miei pazienti? Chi darà loro le iniezioni e le infusioni? Lo farà il procuratore stesso? Non sono sicura che i procuratori che chiedono la condanna a morte per così tante persone siano in grado di distinguere tra un set di siero e una corda oliata”. Quando ha lasciato il carcere, era un’altra Sati.

Sati, affinatasi continuamente, aveva una personalità dirompente e ha svolto tutti i compiti senza esitazione, rompendo con la sua vita ordinaria e fuggendo in clandestinità con suo marito appena le fu chiesto di farlo. Ha preso parte alla creazione di una delle nostre basi operative più importanti. Nella notte del 16 aprile è morta, combattendo l’attacco contro la base della nostra organizzazione, insieme al marito Hüseyin Kilic e al compagno A. Fazil Özdemir.

Si è unita alle eroine del popolo.

HÜSEYIN KILIC

(1961-….)

LIBERO COMBATTENTE PER I CURDI E PER IL POPOLO TURCO

Hüseyin era figlio di una famiglia curda di Tunceli. Dopo essere venuto in contatto con le idee rivoluzionarie, relizzò che una delle condizioni per la liberazione del popolo curdo era la rivoluzione. È stato per questo motivo che si unì ai ranghi del DEVRIMCI SOL.

Il compagno Hüseyin, spoasato con Sati, rendendosi conto del significato del loro matrimonio, ha cercato di rendere la loro relazione il più utile possibile alla battaglia. Perciò si è assunto l’incarico di costituire una base insieme alla moglie.

Il compagno Hüseyin ha portato a termine tutti gli incarichi che iniziò con successo. Si sacrificò e non seppe mai cosa significava la stanchezza. Prima del suo ultimo incarico, lavorò come organizzatore in una commissione locale e in quell’occasione provò che era un rivoluzionario equilibrato e determinato.

Gli abitanti delle baraccopoli e i giovani delle zone Caglayan, Gültepe, Okmeydani e Kasimpasa di Sisli lo conoscevano bene. Ogni suo momento è stato dedicato ai problemi del popolo e alla ricerca di soluzioni. Quando necessario era un militante combattente o un buon organizzatore. Ha dovuto cambiare la sua area di responsabilità quando la sua copertura è stata soffiata da un traditore. Era uno dei nostri compagni, che senza esitazione si assunse la responsabilità di creare e proteggere una base dell’organizzazione dopo che gli fu dato l’ordine di farlo.

Il compagno Hüseyin non faceva mai distinzione tra grandi e piccoli, importanti e meno importanti incarichi. L’unica cosa saliente per lui era se il lavoro beneficiasse o meno alla lotta rivoluzionaria.

Il compagno Hüseyin morì insieme ai compagni Fazil e Sati, combattendo con le armi in mano, durante gli attacchi contro la base nella notte del 16 aprile. Hüseyin è un esempio per tutti noi per la sua modestia e industriosità.

Il popolo curdo di Dersim, gli abitanti delle baraccopoli della città di Sisli e tutti noi del DEVRIMCI SOL non lo dimenticheremo mai.

ARIF ONGEL

(1963-…)

ESSERE UN RIVOLUZIONARIO SIGNIFICA NON FARE TUTTO IL LAVORO NEL MODO PIU’ SEMPLICE POSSIBILE

Il compagno Arif, figlio di una famiglia povera, era un insegnante delle scuole superiori. Entrò in contatto con il movimento rivoluzionario negli anni 1988/1989. In seguito la sua vita fu illuminata e accresciuta nella lotta.

Il compagno Arif, un determinato attivista dell’associazione degli insegnanti Egit-Der e del movimento rivoluzionario degli insegnanti, si fece amare per le sue caratteristiche di modestia, serietà e per via del suo parlare poco e di arrivare sempre al nocciolo della questione. Si è anche fatto valere come funzionario di primo piano.

Il suo matrimonio, che ha avuto luogo prima del suo lavoro professionale come rivoluzionario, era ordinario, ma anche con questo non ha scelto il modo più semplice per viverlo. Ha fatto un grande e instancabile sforzo con il suo atteggiamento determinato per trasformare sua moglie e il suo matrimonio e unirsi insieme a loro nella lotta rggiungendo lo scopo.

Il suo obiettivo finale era organizzare una base operativa e logistica per l’organizzazione. Anche in questo fu un uomo della causa che non permise all’attitudine della piccola borghesia di fare distinzioni tra piccoli e grandi incarichi da portare avanti, fece del suo meglio e ci riuscì.

Continueremo ad onorare la resistenza del compagno Arif, che cadde combattendo insieme ai compagni Sinab e Sadan nella loro base, che fu attaccata nella notte del 16 aprile.

SADAN ONGEL

(1966-…)

DAL CHIUSO DELLE STANZE ALL’AMPIO SPAZIO APERTO DELLA RIVOLUZIONE

Sadan era la figlia di un polizziotto in pensione. Venne a conoscenza della battaglia rivoluzionaria come casalinga.

Era la moglie del nostro compagno Arif. Quando suo marito scelse la vita rivoluzionaria, lei non lo lasciò solo e non lo fermò, ma cercò di comprenderlo e capire le sue idee.

Pensava, leggeva e discusse con il marito per giorni, mostrando indugio nel prendere parte alla battaglia al suo finaco. Ha partecipato a molte attività legali, si è affermata come rivoluzionaria e divenne un membro determinante della nostra organizzazione…

Non ci pensò due volta nel combattere in nuovi ambiti quando dovettero entrare in clandestinità per la situazione del marito, al contrario, ne era entusiasta. Lei disse: “Avremo successo”, e lo ebbero.

Quando la loro base fu attaccata la notte del 16 aprile, la compagna Sadan morì a fianco dei compagni Sinan e Arif. Con il suo carattere amabile e aperto e il suo matrimonio, pieno d’amore e di comunione in ogni condizione, è stata un esempio per le donne rivoluzionarie del nostro paese. Ci saranno sempre donne combattenti nel nostro popolo e nel nostro paese.

Sono tutte eroine coraggiose.

AYSE NIL ERGEN

(1968-…)

SE LA BATTAGLIA E’ UN’ARTE, NIL ERA UN’ARTISTA MULTITALENTATA

La compagna Nil era un urbanista e un architetto. Dopo varie attività nella società di ingegneria e di architettura divenne una professionista rivoluzionaria e affrontò altruisticamente le difficoltà di una vita rivoluzionaria.

Nonostante il fatto che la sua famiglia abbia cercato di tenerla lontana dall’organizzazione e minacciato di diseredarela, Nil si gettò senza esitazione in questa nuova vita. Nil sapeva di aver trovato la sua vera famiglia.

Nil era un artista e la sua connessione con il mondo culturale e artistico non si interruppe mai. Attraverso i suoi ideali e le sue attività cercò di sollevare le coscienze affermando che l’arte e la lotta devono essere dalla stessa parte del popolo.

Il 1° maggio è stata catturata dai carnefici e presa in custodia dopo aver espresso il suo entusiasmo per la Festa del Lavoro nelle strade e nelle piazze. Nil ha resistito a tutte le torture nella 1° Divisione, dove è stata trattenuta per 15 giorni, e ne è uscita come ci si aspetta da un membro del Devrimci Sol.

I suoi compiti nel movimento rivoluzionario erano molto estenuanti e richiedevano grande attenzione. Era estasiata dalla sua responsabilità per quel lavoro.

La compagna Nil è stata uccisa la notte del 16 aprile nella casa di un sostenitore della nostra organizzazione. Era una persona cordiale, intelligente e laboriosa che ha continuato la sua formazione in modo permanente, era piena di vita e molto impegnata. Sebbene Nil e il nostro sostenitore fossero disarmati, furono uccisi dagli assassini fascisti.

Quest’ultimi, così facendo, non hanno dimostrato né il loro coraggio né la loro forza, bensì hanno dato prova della loro vulnerabilità e della loro vigliaccheria.

Non dimenticheremo mai il sorriso e l’entusiasmo per il suo lavoro, della compagna Nil, che ha abbracciato la morte senza lamentarsi.

Dalla fondazione della nostra organizzazione ad oggi, le nostre donne hanno svolto un ruolo importante. Nil è caduta mentre perorava la tradizione della resistenza.

Possa la sua memoria vivere per sempre.

AYSE GÜLEN

(1964-….)

UNA VITA ONOREVOLE, UNA MORTE RIVOLUZIONARIA…

Ayse era figlia di una famiglia di Rize. I suoi genitori lavoravano all’estero. Nonostante tutte le opportunità offerte dalla sua famiglia, aveva scelto di far parte della lotta rivoluzionaria. Ayse, che ha preso il suo posto come attrice teatrale nelle rivoluzionarie attività culturali e artistiche, non era un’attrice ordinaria, ma un’artista pensante e creativa che contribuì a portare la sua coscienza di classe alle masse.

Era una ragazza Laze (*) sotto ogni aspetto: aperta, diretta e coraggiosa. Voleva diventare membro di Devrimci Sol, anzi, un bravo membro.

Ayse era una sostenitrice che non poneva limiti alla sua energia e intelligenza e che si preparava ed educava alle grandi imprese. Quando ha abbracciato eroicamente la morte, la notte del 16 aprile, ha dimostrato che le promesse fatte non erano vane e che sarebbe diventata un ottimo membro di DEVRIMCI SOL.

Le eroine non possono essere mai annullate.

Le nostre donne hanno trovato la loro reale identità nel nostro movimento e l’hanno esaltata in esso.

*Laze: popolo del Mar Nero.


Note:

Apo e Haydar: si ammalarono e morirono durante lo sciopero della fame

12 luglio: Massacro nel 1991, dove 12 membri del Devrimci Sol furono uccisi ad Istanbul, tra di loro anche Niyzaui

Malatya: 5 membri del Devrimci Sol sono stati uccisi nel marzo del 1992

TAYAD: Società dei parenti dei prigionieri politici, annidati nel 1991

Sinan: leader del Devrimci Sol, ucciso il 17 aprile

Mamiyet A. Olcay: membro del Devrimci Sol, ucciso a Izmir

Kizildere: villaggio dove i quadri dirigenti del THKP-C furono uccisi

Manukyan: Proprietaria di un bordello, molto famoso in Turchia, da lei si pagavano le tasse più alte

Göztepe: quartiere di Istanbul dove erano situati gli appartamenti


Un video ha immortalato gli ultimi momenti di Sabahat Karatas e Eda Yuksel. Eda dice: “VIENI SE HAI IL CORAGGIO!

https://www.youtube.com/watch?v=LUIMJIRvPyI

E’ stato girato un video della casa dopo il raid dove Sabo, Eda e Taskin hanno resistito alle squadre della morte fasciste.

https://www.youtube.com/watch?v=zO-onoMg3_k