Il prigioniero politico Mustafa Koçak continua lo sciopero della fame iniziato il 3 luglio contro l’ingiusta sentenza all’ergastolo.
Mustafa Koçak è stato condannato con l’accusa di aver partecipato alla presa in ostaggio del Procuratore Mehmet Selim Kiraz, a seguito dell’insabbiamento che stava operando sul caso Barkin Elvan, quattordicenne ucciso dalla polizia turca durante le manifestazioni di Gezi Park nell’estate del 2013. Il procuratore è rimasto ucciso il 31 marzo 2015 sotto il fuoco della polizia, quando fece irruzione per liberarlo.
“Nostro figlio è innocente”
In una conferenza stampa presso l’ufficio dell’Associazione degli Avvocati progressisti a Istanbul il 10 agosto, la madre di Mustafa Koçak, Zeynep Koçak, ha detto: “Sono pronta a fare di tutto per mio figlio. Mio figlio è in sciopero della fame per tutti i prigionieri politici. Mio figlio è innocente”.
Il padre di Mustafa, Hasan Koçak, ha detto che è arrivato a questo stadio perché l’intero processo è stato una serie di ingiustizie. Ha sottolineato che suo figlio è in sciopero della fame da 39 giorni e che insieme a lui avrebbero lottato per ottenere giustizia. Anche il signor Koçak ha detto: “Mentre era sotto custodia, mio figlio è stato torturato, gli è stato messo un bidone della spazzatura sulla testa ed è stato colpito dalla polizia. Sua sorella incinta è stata minacciata di stupro dalla polizia. Noi sosteniamo le richieste di nostro figlio”. Il padre di Koçak ha detto che lui e sua moglie avrebbero iniziato uno sciopero della fame a sostegno delle richieste del figlio.
“Il diritto a un processo equo è stato violato”
Alla conferenza stampa è intervenuto anche l’avvocato di Mustafa Koçak, Ezgi Cakir. Ha iniziato il suo discorso, con le parole dell’esperto francese di diritto costituzionale Maurice Duverger: “Dove non c’è giustizia, tutti sono colpevoli”. L’avvocato Cakir ha detto che la giustizia non si limita a disporre leggi, articoli e paragrafi. “Tuttavia, ci aspettiamo che le regole, le convenzioni internazionali e le leggi del paese siano rispettate in questo processo. Perché il diritto di Mustafa a un processo equo è stato violato. Un falso testimone di nome Berk Ercan ha accusato circa 200 persone di vari orientamenti politici, provenienti da tutta la Turchia. Nello stesso caso, i nostri colleghi avvocati sono stati condannati a un totale di 159 anni di detenzione.
Il caso contro Mustafa Koçak è identico a quello degli altri accusati, e la “testimonianza” di Berk Ercan è stata presa per vera senza nemmeno un esame approfondito del caso. Questa è una sentenza molto severa, senza prove o documenti sulla colpevolezza dell’imputato”.
I genitori dei prigionieri politici continuano le azioni di protesta in piazza Taksim a Istanbul
Il 28 agosto, i genitori del prigioniero politico, Mustafa Koçak, hanno condotto un’azione di protesta sull’iconica piazza Taksim, nel centro di Istanbul, indossando simbolicamente dei sudari, tenendo tra le mani una foto del figlio e un cartello che dice: “Mio figlio sta morendo a causa dell’ingiustizia”.
Poco dopo l’inizio della protesta, i genitori del prigioniero politico sono stati fermati dalla polizia fascista e portati al dipartimento di polizia del distretto di Beyoglu. Lì, hanno deposto la loro testimonianza alla polizia, dicendo: “Abbiamo tenuto questa protesta per nostro figlio, Mustafa Koçak. Vogliamo un processo equo. Con la nostra azione non abbiamo altri obiettivi”.
Dopo la deposizione, Zeynep e Hakan Koçak sono stati rilasciati.
All’inizio di agosto, i genitori di Mustafa e sua sorella hanno iniziato uno sciopero della fame per sostenere le loro richieste.
Nel frattempo, Mustafa sta facendo uno sciopero della fame da circa due mesi nella prigione di tipo F vicino a Smirne, nella Turchia occidentale. L’amministrazione carceraria, a sua volta, ha iniziato la repressione per la sua protesta, impedendo l’invio di lettere scritte ai suoi parenti, e non riceve regolarmente giornali e altre riviste. Allo stesso tempo, le autorità non hanno preso alcuna misura per rispettare le richieste del prigioniero politico: riesaminare il caso e avviare un nuovo processo equo.